Ieri il segretario generale della Cgil Funzione Pubblica, Natale Di Cola, ha spiegato: «Gli effetti della riduzione dei quantitativi di rifiuti trattati negli impianti di Malagrotta si vedono in strada, con criticità in diverse zone. Senza soluzioni, l'estate di caos rifiuti è inevitabile anche perché l'unico tmb di Ama, Rocca Cencia, è già strapieno, con i rischi che aumentano in tal senso». Va sempre ricordato che dopo l'incendio dell'impianto di trattamento di via Salaria del dicembre scorso, la Regione ha offerto a Roma Capitale e ad Ama maggiore disponibilità in altri tmb nelle varie province del Lazio ed è stato rinnovato un accordo con l'Abruzzo, che riceverà fino a 70mila tonnellate di rifiuti all'anno.
Ma quasi la metà dell'indifferenziato prodotto a Roma (1.250 tonnellate al giorno) va mei due impianti di trattamento privati, a Malagrotta di Colari, gruppo Cerroni. L'amministratore di Colari, nominato dal giudice, Luigi Palumbo, a marzo ha però annunciato che i rifiuti lavorati sarebbero diminuiti, a causa dei necessari interventi di manutenzione. Così dal 25 aprile c'è stato un taglio di 200 tonnellate giornaliere. Ma il peggio arriverà dopo le elezioni europee, visto che quest'estate la manutenzione nei due impianti di trattamento di Malagrotta sarà più profonda e si ridurrà di 500 tonnellate giornaliere la quantità di rifiuti lavorata. In altri termini: l'Ama dovrà portare ogni giorno 500 tonnellate di rifiuti prodotti da altre parti.
PARALISI
Per questa settimana c'è chi si aspetta che si sblocchi quanto meno la nomina dei nuovi vertici dell'Ama: i nomi sono già noti (a partire dal possibile presidente, l'abruzzese Massimo Ranieri), ma i tre esperti individuati dalla Raggi hanno chiesto di esaminare preventivamente i documenti del bilancio da approvare, quello che ha causato la cacciata di Bagnacani. Il tempo sta inesorabilmente passando. Di Cola: «Ama è abbandonata a una crisi finanziaria e senza cda, con due bilanci non approvati. Il commissariamento sarebbe una dichiarazione esplicita di fallimento politico. Serve un progetto industriale di alto profilo che coinvolga tutte le istituzioni a prescindere dalle campagne elettorali. Non ci sono attenuanti. Bisogna agire in fretta per salvare Ama pubblica. Serve nell'immediato un piano per pulire la città e in prospettiva una riprogettazione che ripensi i giri di raccolta e getti le basi impiantistiche per un vero ciclo integrato dei rifiuti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA