Rifiuti a Roma, clienti in fuga dai ristoranti: «Troppi miasmi al tavolo»

Rifiuti a Roma, clienti in fuga dai ristoranti: «Troppi miasmi al tavolo»
di Flaminia Savelli
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Sabato 26 Giugno 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 11:49

Alcuni sono stati costretti a spostare tavolini e sedie. Altri a rinunciare ai coperti perché troppo vicini ai cassonetti stracolmi. Così l’emergenza rifiuti sta intaccando le attività di ristorazione della Capitale. Con i titolari costretti a fare i conti non solo con i sacchetti che stanziano per giorni sotto il sol leone estivo davanti alle attività. Ma anche con gli odori dei raccoglitori. Il risultato? Clienti che rinunciano all’aperitivo e alla cena. Anche perché per l’emergenza Covid, bar e ristoranti si sono allargati sulle strade e sui marciapiedi per accelerare la ripresa. «Ma in queste condizioni, con le strade sporche e i raccoglitori che emanano cattivi odori lavorare negli ultimi giorni è davvero complicato» segnala Claudio Pica, presidente Fiepet-Confesercenti di Roma. Secondo le stime della categoria, una situazione che sta pesando nelle casse delle stesse attività.

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Tra prenotazioni saltate e clienti che sono andati via prima di consumare, gli incassi nell’ultima settimana sono calati del 15%. «La preoccupazione - aggiunge Pica- è anche per il week end, i due giorni in cui bar e ristoranti incassano di più.

Intanto la prima inflessione negativa è arrivata con il calo delle prenotazioni». Le segnalazioni si allargano a mappa di leopardo in diversi quadranti della città: da San Giovanni, il Tuscolano, Prati fino a Testaccio e l’Ostiense. «Ho deciso di togliere alcuni tavoli perché per i clienti consumare con quel tanfo non era possibile» conferma un barista di via Fidene, a San Giovanni. 

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Ma lo stesso copione si ripete ovunque: «Ho chiuso una dell’entrate del locale per i sacchetti accumulati e l’odore nauseabondo che proveniva dai raccoglitori soprattutto quello dell’umido. I clienti hanno iniziato ad andare via, senza consumare. Un’altra tegola dopo le chiusure prolungate e settimane con incassi bassi per le norme sanitarie» segnala il titolare di un locale di via Galvani a Testaccio. 

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La lettera all'Ama

Ancora: i ristoratori hanno inoltrato ieri un primo sollecito all’Ama. «Lamentiamo le pessime condizioni in cui riversano i cassonetti per la raccolta dei rifiuti - si legge nel documento inviato dalla Fiepet- oltre a essere sempre colmi, si trovano in uno stato di scarsissima igiene perché sporchi ed emanano cattivi odori che rendono impossibile anche il passaggio dei pedoni». La richiesta dunque «per evitare situazioni di pericolo dovute alla scarsa igiene» è il lavaggio e la sanificazione dei raccoglitori. «Nel minor tempo possibile», conclude il presidente Pica. Un allarme lanciato nei giorni scorsi anche dagli uffici regionali della Sanità. «I rifiuti non possono rimanere in strada per giorni, è una situazione rischiosa, con gli animali, i roditori, i gabbiani, tutti portatori di infezioni, a partire dalla salmonellosi. Non c’è discussione: l’immondizia va rimossa, punto. Il Covid ci ha insegnato che la promiscuità tra uomini e animali va trattata con grande prudenza. E che quando ci sono situazioni incontrollate può esserci un salto di specie» aveva denunciato l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato appena due giorni fa. Raccogliendo l’appello del presidente dell’ordine dei Medici: «C’è il rischio di crisi igienica dovuta alla grave situazione dei rifiuti con quartieri invasi dalla spazzatura» aveva detto Antonio Magi preoccupato di una «crisi sanitaria in piena pandemia». Per il presidente dei camici bianchi, una situazione che rischia di allungare l’utilizzo delle mascherine oltre il 28 giugno: «I romani, in controtendenza rispetto a tutto il resto del Paese, rischiano di dover portare le mascherine ancora a lungo, anche all’aperto, per proteggersi dai miasmi che provengono dai rifiuti lasciati marcire al sole sotto queste temperature torride».

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