Entro marzo Roberto Gualtieri, in qualità di sindaco metropolitano, vuole annunciare alla Regione dove collocare la futura discarica della Capitale. Il primo cittadino ha sempre dichiarato che «potrebbero essere uno o due» gli invasi di servizio per rifiuti urbani e stabilizzati dopo le lavorazioni nei Tmb.
Rifiuti, il comunicato stampa del consigliere (dem) fa litigare (i dem)
Rifiuti Roma, sette aree per la discarica
Cioè senza che emanino cattivi odori o sversino percolato nel terreno.
LA STRATEGIA
Quindi a marzo la Città Metropolitana, l’ente deputato a indicare i siti, vuole essere pronto per comunicare ufficialmente alla Regione la località prescelta. Ma per accelerare, Palazzo Valentini deve bypassare il maggiore ostacolo lasciato in eredità dai Cinquestelle: la mappatura delle cosiddette “aree bianche” del luglio scorso, dove l’ente mise nero su bianco che in tutta la provincia non c’erano spazi per costruire impianti di smaltimento dei rifiuti. L’assessore all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, non a caso ha spiegato a margine del “Conclave” di maggioranza di sabato scorso che l’amministrazione vorrebbe ripartire da un documento precedente: la mappatura del 2019 della ex Provincia, che indicava le discariche in essere o quelle in via di autorizzazione. Qui si indicavano un totale di 15 aree dentro Roma e più altre fuori dal territorio comunale. Da qui l’escamotage che si starebbe studiando in Campidoglio per ridurre le tensioni sul territorio e diminuire i tempi delle procedure autorizzative. Praticamente ci si muove sulla falsariga della procedura seguita a Magliano Romano, dove si dovrebbe aprire un altro invaso: si prende un sito già autorizzato per i conferimenti e si cambia la destinazione del tipo di rifiuto: per esempio, non più inerti, ma urbani.
LA LISTA
Dove si andrà allora? Tornando alla lista del 2019, ma depurata di quelle esaurite o vicine all’esaurimento, di quelle superate per altri motivi (come Monte Carnevale) o di quelle utilizzate per accogliere i materiali dagli scavi delle metro, ne restano poche: via Canestrini, via Ardeatina, via della Solfatara tutte al IX Municipio; poi via della Pisana all’XI; un’area su via Zagarolese al VI. In aggiunta, come soluzioni residuali, ci sono altre due aree: una in via della Selvotta ancora in IX e una ancora in via Ardeatina a cavallo fra VIII e IX Municipio. Fuori dal Raccordo, poi, ci sono gli evergreen di Pizzo del Prete (fra i Comuni di Ladispoli, Cerveteri e Fiumicino) contestatissima dai sindaci locali; Tragliatella a cavallo fra Roma e Cerveteri; e il quadrante Magliano Romano/Rignano Flaminio che, però, è già in fase di autorizzazione. Va da sé che anche seguendo questa strada, la Regione dovrà aprire una conferenza di servizi per concedere la Via (la valutazione d’impatto ambientale) e l’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale). Certo, le procedure saranno più rapide, ma le opposizioni dei territori invece non saranno ridotte. Ma come detto la situazione dei rifiuti in strada, pur migliorata nelle ultime settimane, presenta ancora aree di criticità. Anche perché oltre alle discariche nel Lazio mancano anche impianti di trattamento come Tmb per l’indifferenziato e compostiere per l’organico.