Rifiuti a Roma, l'accusa dell'ex ad Bagnacani: «La crisi dell'Ama creata a tavolino»

Rifiuti a Roma, l'accusa dell'ex ad Bagnacani: «La crisi dell'Ama creata a tavolino»
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Sabato 2 Marzo 2019, 09:10

«A tavolino hanno voluto creare delle difficoltà per Ama che non c’erano». «Sembrava che l’unica cosa importante fosse che si chiudesse il bilancio in rosso». «Una lettera dell’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, in agosto ci voleva imporre di cancellare un credito di 18 milioni di euro che Ama vanta nei confronti di Roma Capitale e che negli anni passati non era stato mai contestato». «Si comportava come fosse il Marchese del Grillo». «A un certo punto c’è stata una sostanziale sintonia tra Roma Capitale e il collegio sindacale, che ha cambiato da positivo a negativo il parere sul bilancio. Ma era un collegio sindacale già scaduto». Sono solo alcuni flash delle dichiarazioni di Lorenzo Bagnacani, presidente dell’ Ama, prima nominato e poi deposto da Virginia Raggi. Il manager reggiano ha ricostruito con puntiglio nell’audizione della commissione rifiuti in Regione la storia della guerra sul bilancio con Lemmetti e con il direttore generale di Roma Capitale, Franco Giampaoletti.

Rifiuti Roma, Bagnacani: «Ama pubblica può essere messa in discussione»

Da sapere: in Campidoglio, tra i 5 Stelle, vari consiglieri comunali hanno inviato messaggi di solidarietà a Pinuccia Montanari, ex assessore all’Ambiente in linea con Bagnacani, che per prima aveva denunciato sul Messaggero «vogliono far fallire Ama» e ieri in un’intervista al Corriere ha detto «in Campidoglio comandano gli uomini di Lanzalone». Certo, è arrivato anche il prevedibilissimo post di scomunica della Montanari del capogruppo Pacetti («porta rancore»). E hanno tentato di mantenere i nervi saldi Lemmetti e Giampaoletti. Lemmetti a tutti i giornalisti ha risposto non proprio in politichese: «Non guardo mai nel fazzoletto dove mi sono soffiato il naso (testuale). Non mi interessano le dichiarazioni delle mie ex compagne, figuriamoci degli ex assessori o degli ex manager». Sintesi: in lemmettese significa “no comment”. Meno psichedelica la risposta di Giampaoletti: «Ho sempre agito nel pieno rispetto della legge, mi tutelerò nelle sedi competenti. E non commento le parole di Bagnacani fino a quando non avrò il verbale della commissione, d’altra parte ho letto sui giornali di essere indagato, mi sembra corretto non esprimermi».

La dolorosa divisione causata dal pasticciaccio di Ama nel Movimento 5 Stelle è esplosa anche alla Pisana, come è stato evidente ieri durante l’audizione. Il presidente della commissione, il grillino Marco Cacciatore, ha autorizzato l’audizione di Bagnacani richiesta dalla dem Michela De Biase («come abbiamo sempre fatto in nome della trasparenza» ha ripetuto, al suo fianco c’era un M5S che conta, Devid Porrello, vicepresidente del consiglio regionale); un’altra grillina, Gaia Pernarella, ha invece criticato con asprezza il sì all’audizione, ha incalzato Bagnacani, leggendo una serie di domande stampate su un foglio, fino a chiedergli «lei è del Pd?» (quesito singolare, il manager era stato scelto e coccolato da una giunta a 5 Stelle). Mentre la Pernarella parlava in difesa strenua della linea Raggi, Roberta Lombardi, che sedeva vicino a lei, si è allontanata e non così comparse nelle riprese per social e tv (per carità, di sicuro un caso). Sarà interessante vedere cosa succederà nelle prossime audizioni della commissione quando saranno chiamati l’assessore Gianni Lemmetti e Virginia Raggi.

LA RICOSTRUZIONE
Bagnacani, accompagnato dagli altri due del Cda revocato (Vanessa Ranieri e Andrea Masullo), ha fatto una pedante ricostruzione dei fatti che hanno portato alla sua cacciata.

Si è però rifiutato di parlare di temi che abbiano collegamento diretto con l’inchiesta giudiziaria in corso scaturita anche da un suo esposto. Ha anche ribattuto all’accusa di avere fallito nella gestione della raccolta come scritto nella delibera di revoca del Campidoglio: «Hanno scelto come amministratore unico Bagatti, era il nostro direttore operativo. Significa che abbiamo lavorato bene. Ora io guardo al futuro, ma attenzione perché se approveranno due bilanci negativi si apre lo scenario previsto dalla delibera 52 che potrebbe portare alla privatizzazione di Ama». Replica M5S dal Campidoglio: « Ama resterà pubblica». Intanto l’amministratore giudiziario di Colari (gruppo Cerroni) ha inviato una diffida ad Ama per una pesante eredità del passato: chiede 30 milioni per la bonifica della discarica di Malagrotta. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA