Emergenza rifiuti a Roma, ispezioni delle Asl: «Rischio epidemia»

Emergenza rifiuti a Roma, ispezioni delle Asl: «Rischio epidemia»
di Camilla Mozzetti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Giugno 2021, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 11:04

«Immaginiamo cosa potrebbe accadere se di fronte a un ospedale i rifiuti non raccolti aumentassero e pensiamo alle mosche che dopo aver cibato sull’immondizia entrassero nei reparti, sarebbe igienico?». Continua a manifestare preoccupazione per l’emergenza - ormai conclamata - dei rifiuti non recuperati dalle strade di Roma il presidente dell’Ordine dei Medici Antonio Magi che dopo aver scritto a Prefetto, Governatore e Sindaca - perché ognuno, per le funzioni che ricopre, si adoperi per far uscire la città dalla crisi - ha deciso di compiere un ulteriore passo: spedire gli ispettori dei Sisp, i Servizi di igiene e sanità pubblica delle Asl in giro per la Capitale al fine di certificare o meno situazioni di “pericolo”. «Una ricognizione - spiega Magi - a prescindere dalle segnalazioni dei cittadini che anche noi qui all’Ordine riceviamo con una disarmante costanza per valutare la salubrità degli spazi esterni: strade o piazze soprattutto quelle in prossimità di luoghi “sensibili” come appunto gli ospedali». 

Rifiuti a Roma, gli esposti

Già ora i Servizi di igiene delle Asl stanno raccogliendo svariate segnalazioni.

All’Asl Roma 1, ad esempio, il volume viaggia sui tre esposti a settimana inviati da più cittadini per una stessa zona. E finora gli ispettori avvisano l’Ama (che ha revocato lo sciopero per il 28 giugno confermando invece l’adesione a quello del 30) chiedendo un immediato intervento di raccolta. Va così anche all’Asl Roma 2 e alla Roma 3. Ma da lunedì le verifiche potrebbero essere intensificate a prescindere dai lamenti di cittadini.

«La situazione interessa tutti noi - prosegue Magi - perché le temperature in costante aumento e la putrefazione dei rifiuti innesca a catena una serie di problemi di natura igienica che in un periodo di pandemia non possiamo affatto permetterci». Diverse le e-mail ricevute dall’Ordine e inviate dai residenti che denunciano «sciami di blatte - conclude Magi durante la presentazione del volume “Certificazioni mediche” - e ripeto proprio la parola “sciami” perché le blatte a Roma ci sono ma io di sciami non avevo mai sentito parlare». Ecco allora che bisogna intervenire anche per valutare le situazioni più rischiose. 

La lettera 

Già nella lettera che il presidente dell’Ordine ha inviato al Prefetto Matteo Piantedosi, al Governatore Nicola Zingaretti e alla sindaca Virginia Raggi si legge: «La grave situazione dei rifiuti in cui versa la città di Roma, specie davanti ad ospedali, scuole, centri commerciali, parchi pubblici e aree residenziali, rischia di creare un grave problema di sanità pubblica e la situazione è tale che i romani, in controtendenza rispetto a tutto il resto del paese, rischiano di dovere portare le mascherine ancora a lungo, anche all’aperto», quando invece da ordinanza del ministero della Salute Roberto Speranza l’obbligo decadrà (all’aperto) a partire dal 28 giugno.

Rifiuti a Roma, 2 impianti ko: «Li lasciamo nei camion e proviamo a farli sparire come mago Copperfield»

Anche l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato in un’intervista a Il Messaggero avvertiva: «I rifiuti non possono rimanere in strada per giorni, è una situazione rischiosa, con gli animali, i roditori, i gabbiani, tutti portatori di infezioni, a partire dalla salmonellosi. Non c’è discussione: l’immondizia va rimossa, punto». 
E ieri l’assessore ai rifiuti del Comune Katia Ziantoni è tornata a chiedere la chiusura attraverso una nuova Via - Valutazione di impatto ambientale - dell’impianto di Rocca Cencia. Dalla Regione il suo omologo, Massimiliano Valeriani, replica: «Di fronte alla città invasa dai rifiuti l’unica preoccupazione del Campidoglio è spegnere Rocca Cencia, unico impianto rimasto nella proprietà di Ama. È paradossale».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA