Roma, dietrofront sui rifiuti: discarica in provincia, rischio sanzioni Ue

Roma, dietrofront sui rifiuti: discarica in provincia, rischio sanzioni Ue
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 9 Luglio 2021, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 12:43

Nella giunta di Virginia Raggi ieri hanno tirato un sospiro di sollievo: la nuova discarica per la Capitale potrà nascere in provincia, non sarà il Comune di Roma a indicare un sito nel proprio territorio di competenza. Il via libera, che trae d’impaccio l’amministrazione stellata dato che l’impianto ricadrebbe nell’hinterland, fuori dal perimetro cittadino (in pole c’è Magliano), è stato ratificato ieri dal Ministero della Transizione ecologica, durante un vertice con i dirigenti del Campidoglio, della Città metropolitana e della Regione. Anche Bruxelles segue da vicino la crisi dei rifiuti dell’Urbe. Al Messaggero, la portavoce della Commissione per il Green Deal spiega che c’è una «pilot investigation in corso» sul sistema dei rifiuti del Lazio, che terrà conto degli «sviluppi» di queste settimane. L’input dell’Ue è chiaro: servono gli impianti. 

Roma, dietrofront sui rifiuti


Ma andiamo per ordine.

L’indicazione del governo sulla discarica in provincia è arrivata dopo 24 ore vissute con una certa apprensione a Palazzo Senatorio, anzi quasi con un senso di smarrimento, dato che il ministro Roberto Cingolani, ben visto dai grillini, aveva dichiarato a sorpresa di avere chiesto «al Comune di Roma di presentare la scelta definitiva del sito». Sembrava che Cingolani avesse abbracciato la linea della Pisana, che sostiene da 5 anni che sia il Campidoglio a dover chiudere il ciclo dei rifiuti in autonomia, all’interno del proprio territorio. Raggi invece ha sempre allargato il discorso a tutta l’area vasta, convinta che a Roma città non ci siano zone adatte. E al tavolo di ieri è stata confermata questa impostazione. Sarà la Città metropolitana a presentare l’elenco dei luoghi compatibili, in tutta la provincia, dato che nel territorio cittadino mancherebbero zone «idonee». 

In provincia sì, ma dove? Formalmente i tecnici hanno preso ancora tempo. La Città metropolitana aveva chiesto due settimane di break già a fine giugno, ma ancora ieri non è stata in grado di presentare la mappa ufficiale delle «aree bianche», senza vincoli, adatte a una discarica. Colpa della burocrazia: l’amministrazione provinciale aspetta le contro-deduzioni dei piccoli comuni. La cartina, è la promessa, sarà pronta entro il 14. In pole come detto c’è Magliano e dintorni: c’è già una cava e una richiesta di autorizzazione alla conferenza dei servizi. Questa sarebbe la soluzione di lungo termine, ma per aprire una discarica ci vuole almeno un anno-due. Nel frattempo tocca trovare alternative di più corto respiro. Raggi ha già detto di voler riaprire il sito di Albano, ma si sono messi di traverso i tecnici, con cavilli e richieste di approfondimenti. La grillina ha alzato il pressing, ieri ha sentito gli uffici e si è impegnata a firmare l’ordinanza entro il 15 luglio. Bisogna correre, anche perché ad agosto chiuderà una delle poche discariche ancora attive nel Lazio, quella di Civitavecchia.


L’INCHIESTA

Anche l’Unione europea monitora attentamente la crisi dei rifiuti di Roma. Contattata, Vivian Loonela, portavoce della Commissione per il Green Deal, dichiara che «la Commissione è consapevole dell’esistenza dei problemi nella raccolta ordinaria e nel trattamento dei rifiuti a Roma e sta seguendo da vicino gli sviluppi attraverso l’indagine sul sistema dei rifiuti del Lazio». Si tratta della «pilot investigation», avviata a novembre 2019 che, spiega la portavoce, è ancora «in corso». L’inchiesta serve all’Unione per capire se uno Stato membro sta rispettando le norme comunitarie oppure no. E in questo secondo caso la prospettiva, di cui l’Italia è stata informata all’inizio del procedimento, è l’apertura di una procedura d’infrazione che può comportare sanzioni milionarie. Per la Commissione, la strada da seguire è chiara: «La soluzione dei problemi dipende principalmente dal mettere in atto gli impianti necessari previsti dal piano dei rifiuti adottato l’anno scorso». A partire dal nuovo sito di smaltimento, che ancora non c’è.

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