Rifiuti, caos discarica, Regione pronta a commissariare la giunta Raggi sugli impianti

Rifiuti, caos discarica, Regione pronta a commissariare la giunta Raggi sugli impianti
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 4 Gennaio 2020, 08:43 - Ultimo aggiornamento: 09:50

Roma non riesce a scacciare l’emergenza rifiuti, il Campidoglio rischia di affossare il suo stesso piano, partorito meno di una settimana fa, e nei corridoi della Regione Lazio torna a prendere corpo un’ipotesi che sembrava ormai archiviata: commissariare la giunta di Virginia Raggi sulla scelta degli impianti. Insomma, decidere direttamente sulla discarica di cui la Capitale ha urgenza. È una mossa che la Pisana non vorrebbe mettere in pratica e che fino a ieri mattina non sembrava più sul tavolo. Tra Campidoglio e Regione, del resto, si era arrivati a un accordo, sancito a Capodanno da una delibera sfornata dalla giunta comunale. 

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Quel provvedimento indicava come sito di smaltimento Monte Carnevale, a due chilometri dall’ex discarica di Malagrotta. Ma le reazioni a quella scelta hanno convinto la sindaca a schiacciare sul freno: non tanto per le proteste dei residenti, che hanno già ribattezzato il progetto “Malagrotta 2”, quanto per lo sfarinamento della maggioranza in Campidoglio e nei municipi. Due distretti a guida stellata, l’XI e il XII, 300mila abitanti come Catania, hanno minacciato la crisi, con i vertici locali pronti alle dimissioni. Anche per questo Raggi ha rallentato. Accettando «ulteriori approfondimenti» e facendo capire che se da parte dei Municipi interessati arrivasse un dossier con «elementi ostativi» alla discarica, lei ne terrebbe conto. «Il sito può cambiare ancora, la sindaca è disponibile», confida il presidente della Commissione Ambiente, Daniele Diaco.

LE «MISURE ALTERNATIVE»
Un balletto che infastidisce la Regione guidata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Anche perché il tempo stringe. Il 15 gennaio chiude la discarica di Colleferro, che accoglie 1.100 tonnellate di pattume di Roma al giorno. Le «misure alternative» garantite dalla Pisana scatterebbero, trapela da via Colombo, solo se il Comune nel frattempo ha definito un piano per arrivare all’autosufficienza. Quantomeno con l’indicazione del luogo della discarica. Altrimenti anche gli aiuti per i mesi di «transizione», in attesa che l’impianto apra, non sarebbero più praticabili. Ecco perché alla Pisana si tengono pronti col piano B: far scattare i poteri sostitutivi, cioè commissariare il Comune per la scelta degli impianti e decidere dove realizzare i centri di cui la Capitale ha bisogno. Anche un pezzo dei 5S regionali è d’accordo. Il presidente della commissione Rifiuti del Lazio, Marco Cacciatore (M5S) lo dice dritto: «Spero che il prima possibile la Regione si sostituisca ai poteri di Roma».

La verità è che dopo un paio di settimane di appeasement sull’asse Campidoglio-Pisana, la tensione è tornata alta. Il gruppo M5S in Comune non riesce a marciare compatto alla sola idea di una discarica, parola tabù per i grillini. Tanto che ora c’è chi, come l’ex capogruppo Paolo Ferrara, insieme ad altri spinge per tornare alla vecchia linea: «Nessun impianto dentro il territorio di Roma, si faccia in provincia. Torniamo a fare il M5S, ci aspettiamo supporto dai nostri rappresentanti sia in Regione che al governo». Anche se dal Ministero dell’Ambiente, retto dal grillino Sergio Costa, non arriva nessun commento.

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