Rifiuti a Roma, discariche chiuse e raccolta al collasso: Comune sotto inchiesta

Rifiuti a Roma, discariche chiuse e raccolta al collasso: Comune sotto inchiesta
di Michela Allegri
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Venerdì 7 Febbraio 2020, 08:11

Comportamenti omissivi del Campidoglio, che avrebbero aggravato la crisi rifiuti a Roma, gestita direttamente da Virginia Raggi dopo le dimissioni dell'assessore Pinuccia Montanari, rendendo necessario l'intervento della Regione con un'ordinanza emergenziale. L'immondizia ancora per strada e le promesse fatte alla città non mantenute. Ora sarà la Corte dei conti a stabilire quanto stia costando alle casse pubbliche il caos immondizia in cui da mesi è sprofondata la Capitale. E la nuova inchiesta dei magistrati contabili punta direttamente sul Comune. Cosa è stato fatto per risolvere la situazione? Ancora troppo poco. L'obiettivo dei magistrati adesso è ricostruire tappa per tappa la crisi dei rifiuti, fare un bilancio degli obiettivi raggiunti e - soprattutto - mancati, quantificare il danno erariale e individuare eventuali responsabili che potrebbero essere chiamati a risarcire i cittadini.
Nel mirino del pm Massimiliano Minerva, titolare del fascicolo, ci sono «il mancato completamento delle misure di competenza di Roma Capitale» per fare fronte all'emergenza e il danno erariale connesso alla scarsa raccolta dell'immondizia. In particolare il riferimento è alla mancata individuazione di siti di trasferenza e trasbordo, ma anche al mancato potenziamento della flotta dei mezzi e all'omesso incremento di contratti di subappalto e noleggio di impianti di trattamento mobili. Possibili negligenze che avevano portato la Regione a intervenire, il 27 novembre scorso, con un'ordinanza per disporre «misure per affrontare le situazioni di eccezionale e urgente necessità di tutela della salute pubblica e dell'ambiente cagionate dall'irregolare gestione dei rifiuti presso il Comune di Roma».

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I DOCUMENTI
La Corte dei conti ha già chiesto alla Pisana di inviare la documentazione utile. Lo scopo della procura contabile è quantificare il danno, partendo dall'accertamento delle irregolarità. Dovranno essere verificate le procedure di individuazione di siti destinati allo smaltimento, le modalità di adozione da parte del sindaco di provvedimenti finalizzati all'operatività degli stabilimenti. Gli inquirenti dovranno anche controllare l'avvio della procedura per la selezione degli impianti di conferimento all'estero.
Al primo punto dell'ordinanza di novembre c'era l'obbligo di trovare nuovi siti, entro 5 giorni, «sul territorio di Roma Capitale, da destinare a operazione di smaltimento per il rifiuti derivanti dal trattamento».
Mentre entro 15 giorni il Campidoglio avrebbe dovuto individuare «almeno due siti dove effettuare operazioni di trasferenza dei rifiuti urbani indifferenziati». Il testo prevedeva anche che venissero «comunicati all'autorità giudiziaria i responsabili di condotte omissive». L'ordinanza era stata revocata in gennaio, dopo avere preso atto della deliberazione della giunta capitolina in cui veniva scelto un sito per la realizzazione di un impianto di smaltimento. La sindaca Raggi aveva infatti indicato l'area di Monte Carnevale, a Valle Galeria.

LO SMALTIMENTO
Ma l'inchiesta considera anche il periodo successivo.

I pm chiedono infatti aggiornamenti sull'esito dei controlli relativi al raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata. E anche notizie su eventuali sanzioni a carico dei comuni del Lazio, in relazione alla violazione della normativa in materia di raccolta. E poi: viene chiesta documentazione su gestione e smaltimento dei rifiuti, in aggiunta a un report su dinamiche, derivanti dalla situazione di criticità ambientale, che abbiano danneggiato le pubbliche finanze.

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