Rifiuti a Roma, l’Ama ancora in allarme: «Albano non basterà, rischio caos a settembre»

Rifiuti a Roma, l’Ama ancora in allarme: «Albano non basterà, rischio caos a settembre»
di Alessia Marani e Francesco Pacifico
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Sabato 7 Agosto 2021, 22:34 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 09:28

«A settembre rischiamo di trovarci in una nuova emergenza rifiuti». Con 1.300 tonnellate di spazzatura in strada. Parola di Stefano Zaghis, amministratore unico di Ama, che questo allarme l’ha girato anche al Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. Il quale, per domani, ha convocato una riunione straordinaria per evitare una nuova crisi, che a settembre la Capitale non potrà gestire: ripartono le scuole, riaprono gli uffici (tra l’altro in presenza, limitando al massimo didattica a distanza e smart working) ed entrerà nel vivo la campagna elettorale per il Campidoglio.

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Sono tanti i nodi messi sul tavolo dai vertici di via Calderon de La Barca. Dove si teme che tra un mese restino in strada almeno 1.300 tonnellate al giorno di immondizia, perché non si sa dove portarle. Intanto la nuova discarica di Albano, aperta d’imperio da Virginia Raggi con una delibera che creato molti dissapori, è partita troppo a rilento.

Dovrebbe accogliere 1.100 tonnellate di rifiuti ogni giorno, invece ne vengono conferite non più di 300. Senza contare che a creare intoppi e ritardi ci si mettono sia le proteste degli abitanti dei Castelli sia il fatto che, dopo sei anni di chiusura, si susseguono i controlli da parte dell’Asl mentre non è stata ancora montata una nuova pesa. Intanto l’invaso di Civitavecchia è vicino alla saturazione: chiude ad agosto, ma non si sa ancora se potrà essere autorizzato un ampliamento. E qui, stando alle ultime ordinanze di via Cristoforo Colombo, arrivano ogni giorno da Roma 40 tonnellate. Se non bastasse ancora, gli impianti della Toscana e della Campania, che si erano detti disponibili a trattare e smaltire l’immondizia della Capitale o hanno ridotto le disponibilità di 500 tonnellate (come la prima Regione) oppure hanno chiuso le porte alle richieste di Ama.

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Soluzioni

Da qui la necessità di fare il punto oggi in Prefettura e di trovare delle soluzioni, tenendo conto che la Regione, oltre a scontare le ripercussioni dell’attacco hacker dello scorso weekend, fa molta fatica a sbloccare nuove discariche oppure ampliare quelle esistenti: anche perché l’impianto di Civitavecchia come quello di Roccasecca, nel frusinate, sono di proprietà della Mad di Walter Lozza, l’imprenditore arrestato dopo un’inchiesta sull’avvio di Monte Carnevale a Roma, che ha bloccato per cause di forza maggiore ogni attività. 
In attesa di trovare nuovi sbocchi, al vertice di domani si discuterà soprattutto con i fornitori di Ama, cioè gli impianti di trattamento meccanico biologico e non, di altri problemi che sono sorti dopo la partenza della discarica di Albano. La Ecoambiente, società che gestisce in affitto il sito, ha chiarito che nei suoi invasi devono essere conferiti soltanto materiali stabilizzati. Cioè le si deve garantire che i rifiuti non perderanno gas o percolato. Di per sé la richiesta è pacifica, lo prevede la normativa ambientale nazionale in vigore. In pratica alcuni fornitori di Ama, come quelli che trattano i suoi rifiuti con tritovagliatori e fanno una riduzione di natura meccanica, non riescono a stabilizzare tutte le possibili perdite. Di conseguenza, e per proprietà transitoria, circa 300 tonnellate di rifiuti prodotti a Roma che dovevano andare a Roncigliano, rischiano di non avere uno sbocco sicuro e di restare a terra. Altro nodo riguarda l’operatività di Albano stessa. Nella sua ordinanza in qualità di sindaco metropolitano, Raggi promette un’attività di sei mesi. Ma se dietro le quinte già si discute di una proroga di altri sei mesi, anche la provincia di Latina chiede di utilizzare questo invaso. E questo potrebbe tradursi in un minor spazio per Roma.

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