Emergenza rifiuti, addio maxi proroga. Ama: «È il collasso»

Emergenza rifiuti, addio maxi proroga. Ama: «È il collasso»
di Lorenzo De Cicco Francesco Pacifico
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Sabato 28 Settembre 2019, 08:43

Soltanto due settimane di respiro. Poi l'emergenza rifiuti a Roma potrebbe riscoppiare in tutta la sua potenza. La Regione sta valutando di prorogare per soli 14 giorni l'ordinanza emessa a luglio e in scadenza lunedì, che impone a tutti gli impianti del Lazio di accogliere l'immondizia dalla Capitale. La nuova ordinanza, discussa ieri in una riunione tecnica, sarà firmata lunedì dal governatore Nicola Zingaretti, ma la cosa già mette in crisi Ama, dove i vertici sono sempre più a rischio.

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Spiegano dall'azienda: «Intanto 14 giorni totali sono dieci lavorativi, poi dopo quella data sarà il caos, non avremo impianti per conferire la spazzatura». Parliamo di 2.700 tonnellate al giorno. E potrebbero non bastare le 9mila tonnellate in più che l'Abruzzo e le Marche si accingono a prendere da Roma.

Fino a ieri, la Regione sembrava orientata a una maxi-proroga: fino al primo gennaio 2020. Poi sono prevalse due valutazioni: una di natura amministrativa (non si può confermare un atto straordinario se questo non ha portato miglioramenti) e una di valore politico. Cioè mandare un segnale al Campidoglio, che non costruisce gli impianti necessari, e al ministero dell'Ambiente perché prema su Virginia Raggi per realizzare un sito di stoccaggio previsto dall'ultimo piano regionale. Infatti nel testo della proroga verranno riportate tutte le mancanze di Comune e Ama: la non approvazione del bilancio 2017 dell'azienda, le lentezze sull'affitto di un nuovo impianto tritovagliatore e sulla creazione di altri centri di trasferenza. Sempre nell'ordinanza sarà rilevato che l'unico impianto del Lazio a non rispettare l'ordinanza è stato il Tbm di Aprilia, che in questi giorni sta lavorando mille delle 2mila tonnellate previste dal contratto con Ama.

I TMB DI MALAGROTTA
Altra difficoltà: i Tmb di Malagrotta riprenderanno a lavorare a pieno regime solo dal 30 novembre. È difficile che in questa partita la municipalizzata trovi però una sponda nel Comune, con il quale lo scontro ormai è frontale su tanti aspetti. Nei giorni scorsi è stata recapita in via Calderon de la Barca una missiva del Campidoglio, nella quale si imputa all'azienda il flop della raccolta. Nel cahier de doleances ci sono il rallentamento nella differenziata, gli affanni dell'appalto per la gestione delle utenze non domestiche (negozi e bar), l'assenza di nuovi centri di raccolta soprattutto per gli ingombranti e di un piano per l'introduzione delle domus ecologiche. Fino ai «gravi problemi» registrati nella raccolta stradale e «negli interventi di spazzamento, lavaggio, diserbo e pulitura dalle foglie».

ASSEMBLEA DESERTA
Parallelamente, va avanti la guerra tra Campidoglio e Ama sul bilancio 2017 della società. Ieri è andata deserta l'assemblea che doveva approvarlo. La direzione Partecipate del Comune ha chiesto e ottenuto un rinvio per ulteriori approfondimenti sui numeri. Tre giorni fa il direttore generale del Comune Franco Giampaoletti, ha sottolineato «un problema assolutamente ostativo» all'approvazione del consuntivo: la svalutazione di 18,3 milioni di euro legati a crediti per vecchi servizi cimiteriali e il disallineamento di un milione di euro sulle sanzioni emesse dal Comune contro l'azienda. Secondo il Campidoglio ogni svalutazione in campo cimiteriale va applicata «sui manufatti e non sui servizi». L'azienda si appella a una delibera comunale di febbraio scorso, che impone «una due diligence» sul credito prima di ogni decisione. Il diverbio è talmente marcato che torna a circolare l'ipotesi di un nuovo ribaltone in Ama. Ma gli attuali vertici assicurano: faranno un passo indietro solo se ci saranno altri diktat sul bilancio.

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