Rifiuti, bocciate le aree militari. A fuoco i cassonetti stracolmi

Rifiuti, bocciate le aree militari. A fuoco i cassonetti stracolmi
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 6 Gennaio 2020, 11:04

Mentre l'area della nuova discarica di Roma rimane un'incognita, con Raggi che tornerà in Campidoglio solo domani e i grillini divisi in due fazioni, chi pro e chi contro il progetto Malagrotta 2, un altro colpo viene assestato al fragile sistema della raccolta dell'immondizia a Roma: non si trovano aree per la «trasferenza», insomma il trasbordo dei camion dei netturbini. Quegli spiazzi - ne servirebbero almeno quattro, uno per quadrante - dove i mezzi più piccoli, una volta finito di svuotare i cassonetti in giro per la città, riversano il pattume, che poi viene caricato sui tir diretti agli impianti di smaltimento. Si tratta di siti temporanei: gli scarti, per legge, possono restare a terra al massimo 48 ore. Eppure a chi abita nei dintorni l'opzione piace poco. Ma è fondamentale, per velocizzare la raccolta della spazzatura.



L'ASSIST
Per essere d'aiuto, si era offerto il Ministero della Difesa, che aveva messo a disposizione 10 aree per i sopralluoghi di Campidoglio, Regione e Ama. Come svelato dal Messaggero, si trattava di zone militari dislocate tra la Capitale e la provincia: per la precisione, 3 aree erano nel territorio del Comune di Roma (una a Castel Romano), poi c'era un sito nel comune di Bracciano, uno a Sant'Oreste, due a Rocca di Papa, uno a Tarquinia e due a Pomezia, dove a guidare il municipio c'è un sindaco grillino, Adriano Zuccalà.

Le verifiche però non sono andate a buon fine. I tecnici della Pisana, del Campidoglio e della municipalizzata hanno vagliato tutte le opzioni. Gli spiazzi in provincia sono stati esclusi perché troppo lontani (oltre alle proteste di molte delle amministrazioni locali interessate). I siti di trasbordo devono invece essere rapidamente raggiungibili dai camion dei netturbini, proprio per mettere l'acceleratore alla raccolta. Le tre zone dentro Roma invece non sono state giudicate adatte per motivi logistici: mal collegate, strade piene di buche o troppo strette. Insomma, niente da fare.

Si riparte dalla casella di partenza. L'Ama, guidata dal neo-ad Stefano Zaghis, ha subito iniziato la ricerca di alternative. Ma ci vorrà tempo: i nuovi siti di trasferenza, tra autorizzazioni e allestimenti vari, potrebbero essere operativi nella seconda metà del 2020 o forse, se le cose si mettono male, nei primi mesi del 2021.
In attesa che si sciolga il nodo degli impianti, molte zone della città rimangono in sofferenza, dalla Casilina al Portuense, all'area di viale Marconi. E alla riapertura delle scuole mancano tre giorni. L'insofferenza dei residenti monta. Dopo il rogo dei bidoni del Trullo, denunciato dal presidente della Commissione Ambiente, Daniele Diaco, ieri qualcuno ha dato alle fiamme i cassonetti stracolmi della Balduina, a largo Maccagno, piazza con giardinetto invasa da giorni dal pattume non raccolto.

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