Bande rom e mazzette: «Traffico illecito di rifiuti», 23 misure cautelari, nei guai dipendenti Ama

Bande rom e mazzette: «Traffico illecito di rifiuti», 23 misure cautelari, nei guai dipendenti Ama
di Michela Allegri e Camilla Mozzetti
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Mercoledì 20 Febbraio 2019, 10:25
Avrebbero dovuto ricevere, custodire e stoccare i rifiuti seguendo la legge e le disposizioni in materia di smaltimento. E invece, forti del proprio ruolo, tre dipendenti dell'Ama Roberto Valente, responsabile del presidio di raccolta, Vincenzo Bretti, responsabile di turno e Gianni Di Cataldo, operatore ecologico avevano organizzato un vero e proprio business legato al traffico illecito di rame, legname, batterie elettriche e ottone. Base operativa: il centro raccolta di Mostacciano. Ora sono finiti ai domiciliari. Il meccanismo era ormai rodato: i tre intascavano mazzette per ogni scarico illecito che autorizzavano a privati società o ditte che in questo modo bypassavano le procedure, abbattendone dunque i costi rivendevano loro stessi in un centro di Fiumicino i fili di rame o altri scarti e prendevano soldi anche da una famiglia rom che veniva facilitata nell'ingresso all'isola ecologica di Mostacciano per andare a fare la spesa di materiali da rivendere poi sotto banco in un centro di Cisterna di Latina. Il sistema andato avanti per mesi è stato smantellato ieri nel corso di un'operazione congiunta tra carabinieri, forestali di Roma e Latina e polizia locale. L'inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Nunzia D'Elia, ha portato all'emissione di 23 misure cautelari 13 ai domiciliari e 10 obblighi di firma con l'accusa di traffico illecito di rifiuti. Sono anche stati sequestrati 25 tra carri e furgoncini usati per trasferire o smaltire i materiali nel centro di raccolta.
L'ESPOSTO
A far scattare l'indagine, l'esposto del presidente del comitato di quartiere di Mostacciano, che già negli ultimi mesi del 2017 aveva ravvisato delle irregolarità, come appunto il via vai di camion e furgoncini che scaricavano e caricavano spalliere, vecchi frigoriferi, ante di armadi. Da qui le prime verifiche con un'attività investigativa che dal 19 febbraio al 29 aprile dello scorso anno, grazie al ricorso alle videocamere, ha potuto accertare il traffico illecito, contando ben 189 conferimenti fuorilegge in appena due mesi. «Un fenomeno conclamato si legge nell'ordinanza firmata dal gip Corrado Cappiello di gestione illegale di rifiuti attuato in modo seriale da parte del gruppo rom, di alcuni dipendenti Ama nonché di titolari di enti o imprese». Oltre ad acquisire «illeciti profitti», i tre dipendenti della municipalizzata, secondo il gip, hanno «assunto un ruolo decisivo» nel traffico, perché «hanno consentito quotidianamente conferimenti tramite mezzi furgonati da parte di soggetti non autorizzati anche in cambio di piccole somme di denaro».
LE TARIFFE
Un vero e proprio tariffario non esisteva, anche se i proventi oscillavano tra i 5 e i 50 euro a seconda della tipologia di rifiuti scaricata e della quantità. Dopo il conferimento, i dipendenti della municipalizzata contro cui la sindaca Raggi promette di adottare i provvedimenti del caso «effettuavano una vera e propria cernita della frazione dei rifiuti che ha un valore economico, impossessandosene in parte e in parte rivendendola agli stessi rom». Ovvero la famiglia Sejdovic, che nel centro di raccolta di Mostacciano sembrava trovarsi a casa propria. Sempre il gip: «Questi ultimi possono muoversi a proprio agio sia all'interno dell'isola ecologica che nelle immediate adiacenze, anche grazie alla complicità dei dipendenti del centro» sul cui operato più di un collega ha chiuso a volte gli occhi. Sono loro, i membri della famiglia rom, a concludere in parte il ciclo dei rifiuti: nel tempo, per 208 conferimenti fatti nel Centro Rottami di Cisterna di Latina, hanno intascato 52mila euro. Lo stesso meccanismo veniva praticato anche dai dipendenti che, invece, per aumentare i guadagni illeciti riversavano gli scarti nell'impianto Ferrauto srl di Fiumicino.
 
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