Riaperture regioni, l'assessore D'Amato: «Resta il problema asintomatici: ora doppie verifiche in stazione»

Riaperture regioni, l'assessore D'Amato: «Resta il problema asintomatici: ora doppie verifiche in stazione»
di Alessia Marani
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Giovedì 4 Giugno 2020, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 13:38

Alessio D'Amato, assessore regionale alla Sanità, a capo della unità di crisi per il coronavirus, da ieri Roma è tornata città aperta per gli spostamenti tra le regioni. Abbiamo visto i primi treni arrivare in stazione dal Nord dell'Italia, molti hanno utilizzato l'auto. Non è un segreto: lei avrebbe voluto che questa data fosse posticipata o, meglio, che le riaperture dei territori fossero scaglionate in base ai maggiori contagi. Qual è il bilancio del d-day 3 giugno?
«La giornata ancora non è finita, ma mi sembra non abbia prodotto preoccupazioni ulteriori all'ordinario, ma il grande flusso di persone è atteso per questo fine settimana e per il periodo successivo, oggi i collegamenti sono aumentati ma non ancora ai livelli pre-Covid. Non sappiamo quanti asintomatici circolino e il virus è sempre desto. L'allerta rimane altissima perché Roma è uno snodo nevralgico per i collegamenti interni al Paese e da e per l'estero, quindi, abbiamo chiesto ulteriori garanzie».

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Vale a dire?
«Verrà misurata la temperatura corporea con i termoscanner anche ai passeggeri in arrivo nelle stazioni di Termini e Tiburtina, che sono i due principali hub in cui si concentrano i transiti. Non solo all'andata. Non è una imposizione, ma una richiesta che abbiamo avanzato alle Ferrovie per una maggiore tutela dei cittadini in generale, ma a ben vedere, anche di tutti gli operatori e i lavoratori che ogni giorno popolano queste due grandi strutture. Abbiamo ricevuto ampie rassicurazioni che il tutto sarà predisposto a breve giro di posta».

Ma il Ministero dei Trasporti ha comunque fatto obbligo della rilevazione della temperatura alla partenza, non è sufficiente?
«Sicuramente è necessaria e molto importante. Ma ritengo che un doppio controllo sia sempre utile, perché qualcosa potrebbe non funzionare all'andata, qualcuno potrebbe eludere i controlli. Ho chiesto questa ulteriore accortezza e ho riscontrato la disponibilità da parte delle Ferrovie. Dal canto nostro, come sanità regionale, attraverso un apposito protocollo, mettiamo a disposizione di tutti coloro che verranno trovati con una temperatura uguale o superiore ai 37,5 gradi centigradi, le nostre strutture e un numero verde (800.118.800) a cui risponde un medico che indicherà la procedure da seguire fino al tampone, se necessario».

Che cosa prevede questo protocollo?
«Che i viaggiatori arrivati a Termini possano recarsi a fare il tampone al drive-in del San Giovanni che sarà aperto anche di domenica, quelli in transito a Tiburtina potranno andare, invece, al poliambulatorio Santa Caterina della Rosa al Prenestino. Inoltre per coloro che avranno bisogno di rimanere in isolamento anche temporaneo, abbiamo attivato una convenzione con l'albergo Domus Sessoriana di piazza Santa Croce in Gerusalemme. Mentre per i casi di emergenza siamo pronti a mandare le Uscar, le nostre squadre di intervento in caso di sospetti focolai».

Parlando a proposito della famiglia rientrata a Roma dagli States, padre, madre e tre bambini, e che si è scoperta positiva dopo pochi giorni, lei ha ribadito che l'allerta sugli scali aeroportuali e ferroviari di Roma resta elevata. Ma c'è chi arriva in auto o chi transita sugli Intecity o sugli inter-regionali in stazioni minori. È preoccupato?
«Gli scali aerei e ferroviari per noi rimangono molto attenzionati. In aeroporto i termoscanner sono stati inseriti dall'inizio dell'emergenza. Addirittura ci sono operatori con i caschetti con sopra le telecamerine, gli smart helmet. Per Termini e Tiburtina, ora, c'è l'impegno a metterli anche all'arrivo. Se fosse dipeso da me avrei rinviato il d-day di una settimana in modo da poter organizzare al meglio ogni cosa. Ma alea iacta est e adesso dobbiamo solo continuare a lavorare e a concentrarci su prevenzione e soprattutto il contact tracing dei contagi, nelle stazioni, nei porti e negli aeroporti siamo pronti a mandare le Uscar, le nostre squadre di intervento, se necessario. Alcune maglie restano larghe, c'è il problema degli asintomatici, più persone si muovono e più si rischia di perdere il controllo. Dal mio punto di vista, per esempio, chiunque faccia servizio al pubblico dovrebbe potere mettere i rilevatori di temperatura, dovrebbero diventare la normalità come il dispenser del gel igienizzante. Più strumenti ci sono e meglio è».

Roma rischia più di altre città?
«Compito nostro è quello di difendere Roma come centro nevralgico del Paese e il sistema sanitario è tutto proiettato in questa logica, con tutti i mezzi. A differenza di altri grandi capitali europee che stanno pagando un tributo alto in numero di vite e di contagi, Roma sta tenendo e noi continueremo a difenderla».

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