Nella loro brutalità i numeri sono più che esemplificativi: su 60mila capofamiglia che percepiscono il reddito di cittadinanza, a Roma soltanto 117 persone partecipano ai progetti utili alla collettività organizzati dai Municipi e dal Comune. In altre parole, solo lo 0,19 per cento della platea dei destinatari del sussidio fa quello che un tempo si chiamavano “lavori socialmente utili”. E in questa veste viene utilizzato dal Campidoglio come giardiniere, bibliotecario, per raccogliere le cartacce, per le piccole manutenzioni o per aiutare i bambini davanti alle scuole e gli anziani ad attraversare la strada agli incroci pericolosi. A fotografare questo fallimento è stata la Cgil: dall’istituzione della misura sono stati «“caricati” sulla piattaforma Gepi del ministero del Lavoro soltanto 71 progetti e di questi 19 sono attivi, 2 sono disponibili, 20 non sono mai partiti, 30 sono terminati». Soprattutto, guardando ai percettori del reddito, soltanto «in 336 hanno preso parte a un Puc: 117 sono in attività e 219 hanno terminato il progetto». Un flop.
MODIFICHE
Spiega Natale Di Cola, segretario della Cgil del Lazio: «La precedente giunta comunale non ha messo fondi sufficienti e non ha mai aperto un confronto con noi per utilizzare al meglio questa misura.
Alla base di questo fallimento ci sono questioni di natura nazionale (per esempio soltanto nel 2020 il ministero del Lavoro ha reso noto il regolamento del Puc, e sicuramente non ha aiutato il Covid. Ma si scontano anche alcune decisioni dell’ex giunta Raggi, che sulla misura ha investito soltanto 3 milioni di euro, utili appena per coprire le spese per 2mila persone, visto che l’amministrazione deve pagare l’assicurazione o comprare i guanti e le attrezzature per questi lavoratori. Senza contare le difficoltà tra il Campidoglio e i Centri per l’impiego per lo scambio dei nominativi. Aggiunge al riguardo Daniele Torquati, presidente del XV Municipio: «I Puc sono stati un fallimento anche perché ogni Municipio ha solo un dipendente per gestire questi piani. Noi vogliamo utilizzare lo strumento e con gli assessori Marcello Ribera e Agnese Rollo stiamo sottoscrivendo un protocollo tra i servizi sociali e l’Ama per utilizzare 50 percettori del reddito come agenti accertatori». Proverà a rilanciare la misura anche Lorenza Bonaccorsi al I Municipio, che oggi vedrà i suoi dirigenti impegnati sul welfare, mentre pessimista è dal V il collega Mauro Caliste: «Non riusciremo mai a farli partire, perché non c’è personale».