Roma, si fingono conviventi per incassare il Reddito di cittadinanza: sei denunciati a Tor Bella Monaca

Nuova operazione a Tor Bella Monaca. Alcuni erano sottoposti a misure cautelari

Roma, si fingono conviventi per incassare il Reddito di cittadinanza: sei denunciati
di Alessia Marani
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Domenica 14 Novembre 2021, 23:30 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 16:11

Ormai è un classico. Per “distrazione” o “per dimenticanza” molti - troppi - di coloro che incappano nelle maglie della legge finiscono per omettere davanti al giudice di essere percettori del reddito di cittadinanza. Altri, invece, risultano conviventi fittiziamente a carico di chi può riceverlo al fine di “gonfiare” il montante erogato dall’Inps e percepire, dunque, ancora una volta somme non dovute. Ed ecco, così, che a seguito dei controlli effettuati dai carabinieri del Comando provinciale e del Nil, il Nucleo ispettorato del lavoro della Capitale, sulle 51 persone affiliate al clan Longo arrestate nell’aprile scorso durante una maxi-operazione dei militari di Frascati e della stazione locale a Tor Bella Monaca, sono spuntati fuori - almeno per il momento - sei “furbetti” del reddito. Tutti denunciati a piede libero. 

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LA RICOSTRUZIONE
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori i sei, di cui due sottoposti a una misura cautelare e quattro familiari di persone arrestate, nell’effettuare la richiesta per ottenere il reddito di cittadinanza, avevano omesso di comunicare e aggiornare lo stato detentivo dei parenti oppure avevano dichiarato falsamente lo stato di convivenza con soggetti esterni al proprio nucleo familiare percependo, di fatto, il beneficio senza avere i requisiti previsti dalla legge. Tutti motivi per cui sono stati denunciati e, contestualmente, da parte dell’Inps è stata immediatamente sospesa l’erogazione del sussidio. L’istituto di previdenza provvederà a chiedere anche gli arretrati. Gli accertamenti del Nil si basano sull’incrocio dei dati forniti dal comando provinciale di Roma con le banche dati dell’Inps e avvengono ormai sistematicamente. Durante i controlli effettuati nell’arco dello scorso anno una posizione su tre di quelle analizzate era mendace. Dopo l’arresto in flagranza, per esempio, al momento del rito direttissimo, emessa la convalida, il giudice chiede espressamente all’imputato se lui o un familiare convivente è percettore del sostegno economico, ebbene uno su tre, appunto, non diceva la verità. 
Il reddito di cittadinanza, infatti, per legge deve essere negato o decade automaticamente qualora un componente della famiglia incappi in problemi giudiziari.

In passato, affiliati del clan Di Silvio e pure i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, in carcere per l’omicidio di Willy Monteiro a Colleferro, furono scovati a percepire il sussidio senza averne diritto. 

IL BLITZ
All’alba del 27 aprile scorso più di trecento carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, passarono al setaccio i palazzoni di via dell’Archeologia. Vennero azzerati i vertici di un sodalizio con a capo Daniel Longo e Alessandro Antonuccio. Vennero sequestrati 12 chili di sostanze stupefacenti, 3 pistole, 16 orologi di lusso e gioielli per un valore di oltre 180.000 euro. Per mostrare la loro vita da nababbi, ostentare forza e ricchezza i membri e i loro familiari utilizzavano Tik Tok. Tra i colpiti dai provvedimenti anche un nipote del defunto Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, il capo della Curva Nord ucciso nell’agosto del 2019. Tutti a fare la “bella vita” con la coca e il reddito.
 

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