Truffatori tout court. In primavera erano stati sorpresi e fermati dai carabinieri della Compagnia di Piazza Dante mentre mettevano a segno l'ennesimo raggiro nei confronti di persone anziane, malate e indifese: «Signora suo figlio ha avuto un terribile incidente, è in difficoltà e gli servono dei soldi. Ha mandato a me per prenderli», il refrain per fare leva sull'angoscia del genitore disposto ad aprire subito il portafogli. A distanza di alcuni mesi i sette truffatori, tutti appartenenti a una stessa famiglia originaria di Napoli, sono stati denunciati per avere percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, dichiarando il falso per ottenerlo. Appena due settimane fa sempre i carabinieri del Comando provinciale capitolino avevano stanato e denunciato per il reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza, altri sei furbetti tra le 51 persone coinvolte in una maxi-operazione antidroga coordinata dalla Dda portata a termina nella zona di Tor Bella Monaca ad aprile. Anche loro avevano omesso o si erano dimenticate di informare l'autorità giudiziaria dei guai con la legge che, in automatico, fanno decadere dal diritto alla percezione del beneficio. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell'Arma i sette napoletani, padre, madre figli, generi e nuore, tutti tra i 20 e i 60 anni, nell'effettuare la richiesta per ottenere il reddito di cittadinanza, avevano omesso di comunicare e aggiornare lo stato detentivo dei familiari o dichiarato falsamente lo stato di convivenza con soggetti esterni al proprio nucleo familiare continuando a incassare, di fatto, il sostegno economico senza avere i requisiti.
LE BUGIE
I sette pensavano di potere portare a termine anche questa truffa, stavolta ai danni dello Stato, facendola franca, ma i carabinieri, attraverso una accurata indagini documentale sono risaliti alla fitta sequela di bugie, riscontrando anche che i singoli componenti del nucleo familiari abitavano in luoghi diversi da quelli effettivamente dichiarati.
IL BOTTINO
Prima di agire, per esempio, c'era chi annotava i civici degli edifici sprovvisti di portieri e telecamere, li inviava al complice in Campania che forniva i numeri di telefono carpiti dalle pagine bianche a un telefonista. Quelli che erano a Roma chiamavano: «Signora suo figlio ha avuto un incidente, è in caserma, per rilasciarlo ci vogliono 3mila euro, mandiamo una persona». A volte si fingevano marescialli, altre avvocati. I colpi, nella Capitale e in altre città d'Italia, avrebbero fruttato quasi 200mila euro. Quando l'anziano non aveva denaro contante, si facevano consegnare l'oro oppure pretendeva prelievi dalla carta di credito. In questi pochi mesi, infine, erano riusciti a intascarsi anche quasi 21mila euro di reddito di cittadinanza.