Roma, rave illegale alla Sapienza: a processo ventidue ragazzi

Nell’aprile del 2018, al Teppafest nei locali dell’Ateneo, avevano partecipato 500 ragazzi

Roma, rave illegale alla Sapienza: a processo ventidue ragazzi
di Francesca De Martino
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Martedì 19 Ottobre 2021, 22:36

Festini con più di cinquecento persone che ballavano fino all’alba organizzati senza autorizzazione. Un palco messo in piedi abusivamente nel bel mezzo del cortile dell’Università. Decine di fusti di birra fatti entrare, sempre senza alcun permesso, all’interno del cortile della Sapienza. L’alcol veniva poi venduto con appositi banchetti. Era stata questa l’organizzazione del “Teppafest”, andato in scena il 20 e 21 aprile 2018. Ieri a Piazzale Clodio, per ventidue degli imputati, identificati grazie alle telecamere interne dell’Università, è iniziato il processo. I giovani, ora sul banco degli imputati, hanno tutti tra i venti e i trentacinque anni, e non sono solo studenti ma anche esterni all’Ateneo. I ragazzi sono accusati dal pubblico ministero Raimondo Orrù di violenza privata in concorso

L’ACCUSA

Nel capo di imputazione, nello specifico, si legge che avrebbero organizzato la festa abusiva e, poi, costretto il personale di vigilanza dell’Università a «tollerare lo svolgimento della manifestazione non autorizzata dal rettore».

I fatti finiti sotto accusa risalgono al 20 e al 21 aprile del 2018. Il party organizzato, secondo gli inquirenti, in maniera «illegale» era il Teppafest, evento che ogni anno attira centinaia di studenti al Pratone della Minerva. 

In quell’occasione la festa era iniziata alle quattro del pomeriggio per poi continuare fino all’alba. E con musica a tutto volume, palco e fiumi di alcol. A ballare e bere per quasi un giorno intero sui prati della Sapienza, c’erano almeno cinquecento persone e, per entrare, avevano pagato un biglietto di tre euro. Per il sostituto procuratore Erminio Amelio, che ha diretto le indagini, i giovani organizzatori avrebbero occupato gli spazi dell’ateneo entrandovi con prepotenza e bloccando le fotocellule delle barre a livello di uno dei cancelli, impedendone la chiusura, per fare entrare due furgoni carichi di birre da mettere in vendita, con tanto di personale a servirle, e di attrezzature per la buona riuscita della festa. Poi, avrebbero allestito un palco e avrebbero attaccato ai muri decine di manifesti per pubblicizzare il Teppafest.

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IL PARTY

All’ingresso principale dell’Ateneo, che guarda a Piazzale Aldo Moro, sarebbe stato installato un banchetto per controllare il flusso in entrata ed uscita delle persone e per riscuotere anche il prezzo del biglietto, poi una cassa. «Tutte condotte - specifica il pubblico ministero Amelio nel capo di imputazione - necessarie per la riuscita dell’evento non autorizzato». 

Il Rettore subito dopo l’evento aveva sporto denuncia e l’Ateneo aveva preso le distanze con una nota: «L’iniziativa era abusiva ed è stata prontamente denunciata». Ma il festino illegale dell’aprile del 2018 non è stato l’unico a finire nel mirino degli inquirenti. Sulle scrivanie della Procura, negli anni, si sono accumulati diversi fascicoli sulle feste non autorizzate nel primo Ateneo della Capitale. 

Da quel 21 aprile 2018, ad esempio, ci sono stati molti altri eventi e uno in particolare era finito in tragedia: la notte del 21 giugno 2019 Francesco Ginese, 26 anni, era morto mentre tentava di scavalcare uno dei cancelli dell’Ateneo per partecipare a un party. E poi nel maggio 2018, un mese dopo i fatti di aprile finiti ieri a processo, era stata organizzata un’altra festa. In quell’occasione, però, il personale di vigilanza era riuscito a bloccare le porte di accesso. 
 

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