Rapper Gast "sequestra" la metro B, ma per la Procura la «colpa è di Atac»

Rapper Gast "sequestra" la metro B, ma per la Procura la «colpa è di Atac»
di Adelaide Pierucci
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Domenica 6 Ottobre 2019, 12:20

Si era seduto ai comandi di un convoglio della metro B, dopo aver saltato i tornelli per raggiungere i binari, aver inscenato il furto di una pistola a un vigilantes, fatto riferimento a una bomba e poi, a conclusione, risalutato tutti scavalcando di nuovo. Poteva essere un sequestratore, un terrorista, semplicemente un disturbato mentale, l’uomo che una sera di settembre del 2018 si è destreggiato, nemmeno con troppa accortezza, in uno show che ha portato in luce tutte le falle della metropolitana a Termini, nel cuore dei trasporti di Roma, riuscendo ad arrivare ai comandi di una cabina di coda, dopo aver mimato la facilità in cui si può disarmare una guardia giurata e fare una strage, proprio come è successo due giorni fa nella Questura di Trieste, dove un uomo ha sfilato la pisola d’ordinanza dalla fondina di un agente e ha poi ucciso lui e un suo collega.

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Quell’uomo era il rapper romano Gast e paradossalmente la sua azione, ripresa in 13 minuti di diretta Instagram, ha colto nel segno. Tutte le accuse che gli erano piovute addosso - dall’istigazione a delinquere, all’attentato ai trasporti pubblici e alla violazione di domicilio - sono cadute e l’Atac, dopo lo scandalo delle scale mobili pericolose e senza manutenzione, è finita di nuovo alla berlina per le incapacità gestionali. Per le falle nella sicurezza, soprattutto. L’autorità giudiziaria, infatti, archiviando le contestazioni che avevano portato il nome di Manuel Voghera, in arte Gast, sul registro degli indagati, ha bacchettato l’azienda comunale, che aveva sporto denuncia.

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Tutta colpa della municipalizzata dei trasporti, da tempo sull’orlo del default, se ci sono «carenze nei sistemi di sorveglianza», scrive il pm. Il rapper non ha commesso reati, semmai ha evidenziato le falle. Lo scrive il sostituto procuratore Giorgio Orano nella richiesta di archiviazione per l’indagato, pienamente avallata dal gip Francesca Ciranna. «Nella vicenda non emergono condotte di istigazione alla commissione di reati - ha scritto il magistrato - nè risulta che tali condotte abbiano posto in concreto pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti, avendo l’azione dell’indagato evidenziato carenze nei sistemi di videosorveglianza». Facendo emergere che «tali pericoli si potevano determinare».

E Gast aveva colto nel segno. Aveva mostrato come sia possibile entrare in metropolitana senza pagare il biglietto, e peggio infilarsi in una cabina di guida di un convoglio non chiusa a chiave, e anche come sia facile sottrarre una pistola all’istante, avvicinandosi di spalle a un vigilantes.

Nel video, cancellato da Instagram in 24 ore, ma rilanciato a spezzoni dai fan, si vede anche una mano avvicinarsi alla fondina di un addetto alla sicurezza. «Non ero io - si era poi giustificato l’artista - Mai pensato alla pistola». E ancora: «Non è colpa mia se lasciano le porte aperte. Non è che ho forzato la serratura. Ho aperto una porta e sono entrato, mi sono fatto un giro e sono sceso». «Segnalare in modo artistico le inefficienze non è reato», ha commentato il difensore di Gast, l’avvocato Lorenzo Contucci. La disinvoltura con cui il rapper ha superato senza alcuno sbarramento il sistema di sicurezza, d’altra parte, è tutta sintetizzata nel saluto iniziale ai trentamila followers: «Niente, mi hanno preso a lavorà in Metro. Ho cominciato stasera. Ve piace questa superdiretta?».

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