I suoi amici dicono che, se ha accettato l’incarico al Comune, è per restare a Roma dopo la rottura (poi in parte ricomposta) con Di Maio. Altri, invece, sono convinti che “Max”, da un lato, possa fare da ufficiale collegamento verso la presidenza del Consiglio (dove ha mantenuto buoni rapporti) e verso Giuseppe Conte; dall’altro che possa, da esperto di comunicazione, ripulire l’immagine della sindaca sia in caso di ricandidatura sia di un salto verso la politica nazionale. Quel che è certo è che Bugani si è già visto assegnare, de facto, le deleghe all’innovazione fino a qualche settimana fa in mano all’ex assessore Flavia Marzano e poi avocate dalla sindaca stessa.
Questo suo nuovo ruolo ha lasciato un po’ perplessi i grillini del Campidoglio, ancora scossi dal recente (ed ennesimo) rimpasto di giunta. Intanto Bugani va avanti. Ieri, tra i consiglieri, sulle scale del Campidoglio era impeccabile in camicia bianca, cravatta nera e con vassoio pieno di mojito per l’ex ministro dell’Interno. Tra l’altro - in questa boutade ideata da lui - ostentava un ghigno verso i leghisti che gli gridavano di «andare a lavorare». Ancora più suadente nella diretta Facebook con la sindaca: ha giocato sul fatto che da intervistatore «era in conflitto d’interessi», la chiamava “Vìrgi” oppure ricordava al popolo della rete (e a quello dei Cinquestelle) che questa «donna alle 3 di notte è già attiva e manda messaggi sulle cose da fare». Perfetto sparring partner di Raggi, che per celebrare il Movimento e celebrarsi ricordava: «Io rivendico tutto, a partire dall’abbattimento delle villette dei Casamonica. Quella notte ho dormito in Campidoglio e alle 3 mi sono svegliata. Alle 4 eravamo con gli agenti a prendere un caffè al bar e poi è iniziata quest’attività».
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