Roma, «Ogni giorno tre ragazzi tentano il suicidio». L'allarme dei pompieri

Il dossier dei vigili del fuoco: a Roma e provincia aumento preoccupante dei casi

L’allarme dei pompieri: «Ogni giorno tre ragazzi cercano di farla finita»
di Camilla Mozzetti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 31 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 17:26

Alcune volte non c’è stato nulla da fare: pur sfondando la porta in tempi record il giovane rimasto da solo in quell’abitazione è stato trovato senza vita. In altri episodi, fortunatamente, varcata la soglia i vigili del fuoco hanno avuto il tempo di allertare i soccorsi e permettere che quella giovane vita fosse salvata dall’intervento dei sanitari del 118 e dal seguente trasferimento in ospedale. Ma non cambia un dato che emerge proprio dal comando generale dei vigili del fuoco e che mette insieme - da un anno a questa parte - gli interventi di soccorso in abitazioni o pubbliche strade e piazze a persone intenzionate a togliersi la vita. Suicidi silenti che si consumano negli angoli di Roma o che si intentano aprendo le finestre di appartamenti per sporgersi così tanto da lasciarsi poi cadere. A volte qualcuno, dalla strada, alza lo sguardo e non lo distoglie, riuscendo al contrario con riflessi pronti e pure coraggio a chiamare aiuto. Altre volte arrivano solo teli bianchi a coprire una vita che non c’è più.

IL REPORT

E comunque dal report elaborato nella sala operativa di via Genova, sede del comando generale dei vigili del fuoco, nell’ultimo anno proprio i pompieri hanno registrato una media preoccupante: «Tra i due e i tre interventi al giorno per suicidi o tentati suicidi a Roma e provincia».

Non che prima il fenomeno fosse sconosciuto. Solo il Tevere, ad esempio, è una “Spoon River” tristemente attuale per tutti i corpi che rende indietro e lascia affiorare ormai da anni. Ma di certo - è la riflessione che ne segue - la pandemia da Covid ha giocato un ruolo dirimente per l’aumento degli episodi riusciti oppure solo tentati. E - aspetto più allarmante - si è abbassata l’età media di chi prova o poi riesce a farla finita. «Sempre più giovani anche giovanissimi - spiegano ancora dal Comando - con un’elevata incidenza per chi ha meno di trent’anni». Non c’è condizionale sociale o economica che, ad esempio, ad accertamenti svolti possa in qualche modo marcare un confine chiaro. Perché il disagio sotteso a gesti così dirompenti è proprio come un morbo, una malattia che l’emergenza da Covid ha acuito. A Roma città, tanto nei quartieri centrali quanto in quelli periferici si contano gli interventi. 

LE ZONE

Dentro le abitazioni con genitori o parenti o coinquilini e pure vicini che chiamano la sala operativa preoccupati: «Non apre più, non risponde». Non mancano neanche i gesti più eclatanti, ovvero quelli consumati in strada oppure gli episodi che narrano tentati suicidi o suicidi riusciti perché la persona in questione deteneva regolarmente un’arma in casa, come è successo qualche settimana fa nel centrale quartiere di Prati. La pandemia da Covid aveva già costretto proprio i vigili del fuoco a fare i conti con un’altra triste realtà: le morti non cercate dei “dimenticati”, di coloro i quali, soli e senza parenti, ammalati o contagiati sono stati trovati in pieno lockdown senza vita nelle loro case solo perché i vicini, insospettivi dal cattivo odore, hanno chiamato aiuto. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA