Raffineria, discarica e due Tmb: la lunga odissea di Valle Galeria

Raffineria, discarica e due Tmb: la lunga odissea di Valle Galeria
di Francesco Pacifico
3 Minuti di Lettura
Giovedì 2 Gennaio 2020, 14:57

La chiamavano «la sentina d'Italia». E il suo padre padrone, Manlio Cerroni, diceva - quasi fosse una maledizione - che per risolvere i problemi di Roma sempre da Malagrotta si doveva passare. Per la cronaca, Virginia Raggi ha scelto di costruire la nuova discarica di servizio della Capitale a Monte Carnevale. Ma è soltanto un dettaglio, un capriccio della storia: perché l'area designata è vicina, troppo vicina a quella che fino all'ottobre 2013 ha ospitato la più grande discarica d'Europa. Malagrotta per l'appunto. Duecentoquaranta ettari in quella che una volta era la rigogliosa Valle della Galeria, circa 150 milioni di tonnellate di sacchetti passati da lì, anche 50 milioni di euro di multe pagate all'anno dall'Italia in sede comunitaria, per un impianto nato nel 1975 e prorogato all'infinito perché non c'era alternativa per mandare l'immondizia della capitale.

E più cresceva il perimetro dell'impianto, più aumentavano il potere di Cerroni (che tra un processo e l'altro subito, chiede risarcimenti monster a Comune e Regione) e la disperazione degli abitanti con le case costruite troppo vicino alla gigantesca pattumiera, stanchi di vivere tra la puzza - perché a Malagrotta andavano soprattutto rifiuti non trattati - e di ammalarsi per i miasmi, lo smog dei camion e per il percolato. Infatti soltanto l'Unione europea - aprendo procedure d'infrazione e minacciando multe sempre salate - poteva spingere la politica italiana, nazionale e locale, a chiudere Malagrotta. Cosa che è avvenuta nel 2013, con Nicola Zingaretti governatore del Lazio e Ignazio Marino sindaco di Roma, senza che nessuno degli attori istituzionali riuscisse a ipotizzare un'alternativa credibile per i rifiuti della città. Infatti da allora si è solamente aspettando il crack finale, portando i materiali un po' nelle altre discariche del Lazio e molto nelle altre regioni e all'estero.
La scelta della Raggi ha sorpreso non poco la città di Roma. Anche perché Monte Carnevale, oltre a essere vicino all'Ottavo colle di Roma, è poco distante dagli impianti Tmb voluti da Cerroni e ora gestiti dalla Egiovi con un commissario nominato dal tribunale, da un gassificatore e da un inceneritore di rifiuti ospedalieri oggi spenti, dal sito di trasferenza di Ponte Malmone, da quella che fu la più grande raffineria della città, dal Centro intelligence interforze della Difesa. Se non bastasse ancora, a 200 metri di stanza c'è l'oasi di Macchia grande, dove nidificano alcune specie di uccelli migratori. Tutti elementi che gli abitanti sciorinano a mena dito quando esprimono la loro disperazione. Parliamo degli stessi che il 31 notte, invece di festeggiare il Capodanno con amici o al concertone al Circo Massimo, si sono dati appuntamento per un presidio davanti alla cava che - stando all'ordinanza del Comune - ospiterà la discarica. E minacciare: «Lotta dura».
Le prime proteste sono iniziate negli anni Ottanta, ma emblematica è quella del 2013 quando gli abitanti organizzarono presidi fissi contro l'ipotesi di una stazione e di una ferrovia a Castel Malnome per portare l'immondizia non più sui camion ma sui treni. Dovette venire tra la gente l'allora ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, a convincerli che non c'era alcun progetto.
Negli anni le contestazioni sono state sempre più forti, spingendo la politica a giocare sempre su due fronti: ufficialmente amministratori come Nicola Zingaretti e Gianni Alemanno scendevano in piazza con i comitati, dietro le quinte le stesse istituzioni locali premevano per il governo per fare le proroghe contro la chiusura, per autorizzare ulteriori terrazzamenti per ospitare sempre più rifiuti. Nell'aprile del 2014 venne a fare uno show comizio anche Beppe Grillo, quando era il solo leader del Movimento Cinquestelle. Con lui tanti esponenti romani grillini, oggi rimasti interdetti dalla decisione della giunta Raggi. E furono applausi fragorosi, che garantirono al M5S un facile bacino di voti, quando il comico scandì: «Non se ne esce da soli. Designer e ingegneri si siedano ad un tavolo e riprogettino tutte le cose che vanno a finire oggi in discarica». Oggi le cose andrebbero diversamente.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA