Roma, i profughi ucraini nei palazzi confiscati alla criminalità. Piano per liberare gli hotel​

Il vertice in Prefettura, da oggi partono i sopralluoghi per assegnare le strutture

I profughi nei palazzi confiscati alla criminalità. Piano per liberare gli hotel
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 27 Aprile 2022, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 08:24

Dalla prima fase di accoglienza temporanea, gestita dalla Protezione civile regionale, a quella stabile in mano alla Prefettura: inizia la cosiddetta “fase 2” del piano di aiuti per i profughi ucraini fuggiti dalla guerra. Ieri a palazzo Valentini si è tenuta una riunione operativa a cui, nei prossimi giorni, ne seguiranno delle altre per fare il punto su come garantire un futuro a chi è fuggito senza alcuna certezza e da più di un mese vive ormai negli hotel che si sono messi a disposizione dell’emergenza. Una soluzione, quella degli alberghi, temporanea a cui deve seguire un’accoglienza più strutturata con servizi specifici: dal supporto psicologico alla mediazione culturale. Ed ecco allora che le direttrici per non lasciare circa 3 mila profughi senza soluzioni autonome, “ostaggio” negli hotel, sono tre: usare alcuni dei beni confiscati alla criminalità organizzata, trovare strutture da adibire a Cas, centri di assistenza straordinaria in provincia, e chiedere alle strutture alberghiere che già hanno accolto ma che sono fuori dal circuito turistico e dunque situate in periferia se vogliono commutare l’assistenza entrando anch’esse nella “fase 2”. 

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LE DIRETTRICI

Per quanto riguarda i beni confiscati già oggi inizieranno i sopralluoghi in una quindicina di strutture che potrebbero ospitare un centinaio di profughi.

Di questi circa 8 che si trovano nella Capitale e per un capienza di 80 posti potrebbero essere inseriti nel sistema già da subito poiché non sono necessari interventi di recupero. Nell’hinterland poi alcuni Comuni, come Ciampino, Rocca Canterano e Civitavecchia hanno già firmato la convezione con la Prefettura che, in via straordinaria, si farà carico di una parte dei costi un tempo riservati ai gestori dei Cas (dal supporto psicologico e sanitario ai mediatori culturali). Questi Comuni stanno ora “censendo” sui rispettivi territori le strutture che potrebbero essere destinate all’accoglienza stabile. L’obiettivo comunque è quello di trovare soluzioni - verosimilmente già entro il prossimo mese - al fine di iniziare i trasferimenti (che saranno graduali) dei 3 mila profughi ospitati oggi in hotel.

LA RIPRESA

E proprio le strutture alberghiere intanto, almeno quelle che rientrano nel circuito turistico ma anche perché hanno capienze e spazi che si prestano, stanno puntando sul settore congressuale per mantenere il trend di ripresa sancito nelle festività pasquali. L’obiettivo è quello di accentrare a Roma grandi eventi ma anche tutti quei congressi «circa un migliaio» conteggia il presidente della Federalberghi Giuseppe Roscioli «che sono saltati nell’anno corrente in Russia a causa della guerra. È un settore, quello congressuale, molto interessante e oltre a cui stanno guardando anche Francia e Germania». Questo, sommato al risultato pasquale «un 55% di presenze sul 2019» conteggia Roberto Necci, vicepresidente di Federalberghi, potrebbe sul lungo termine fare la differenza. Già i risultati iniziano a vedersi: rispetto al periodo di bassa stagione quando la Capitale contava «circa 450 hotel chiusi - conclude Necci - oggi siamo scesi a 320-330 strutture ancora inattive». 
 

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