Anno giudiziaio: «A Roma prescritto un processo su due»

L'inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione
di Michela Allegri
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Sabato 1 Febbraio 2020, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 11:03

E' necessario riconquistare la fiducia dei cittadini. Perché «nell’opinione pubblica, sulla stampa, nei social vi è profonda insoddisfazione per il modo in cui è amministrata la Giustizia in Italia. E’ diffusa la convinzione che i tempi dei processi siano inaccettabili sia in civile che in penale e che, come si suol dire, si pesti acqua nel mortaio». Lo dice il presidente della Corte d'appello di RomaLuciano Panzani, nella relazione di inaugurazione dell'anno giudiziario 2020. C'è un alto tasso di prescrizione, che «colpisce maggiormente nei processi per cui c’è condanna in primo grado e quindi quasi uno su due a Roma. Questo però è il risultato del collo di bottiglia a cui si è ridotto l’ Appello». La causa principale è «il notevole ritardo nell'arrivo del fascicolo dopo la proposizione dell'atto di Appello». La soluzione ci sarebbe: potenziare adeguatamente le corti di appello «per fare fronte all’arretrato che si è accumulato, per i reati minori, con un’amnistia mirata. Sospendere la prescrizione non serve a nulla. Significa soltanto accumulare i processi senza che ci siano le risorse per farli». Ed è anche una violazione dei diritti processuali.

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La prescrizione colpisce maggiormente nei processi per cui c’è condanna in primo grado e quindi «quasi uno su due a Roma». Un problema che può essere risolto: «Il Ministero ha finalmente previsto l’aumento delle piante organiche delle Corti di appello: + 9 consiglieri a Roma e a Napoli. Per Roma significa 2.000 sentenze penali in più all’anno». Si tratta, per Panzani, di «un progresso, non la soluzione del problema, anche se Roma in pochi anni è passata dalle 10.000 sentenze penali all’anno del 2014-2015 alle 16.000 del 2019, con un aumento, al netto delle sentenze di prescrizione, di 3.000 sentenze penali all’anno». Il problema è che l’impegno di assumere personale (gli uffici hanno scoperti di personale amministrativo del 20-30%) non può essere tempestivo: «I vuoti di organico dei magistrati richiedono al ritmo attuale cinque anni di concorsi per essere colmati».

Per quanto riguarda il penale i processi pendenti in Tribunale in tutta Italia sono 1.168.000, procure escluse. Sono 264.000 nelle corti di appello, il 23% dei tribunali. Ma mentre dal 2003 in tribunale la crescita è stata del 3%, in corte di appello è stata del 103%. «In altri termini i processi si fermano e si prescrivono in corte di appello», sostiene Panzani, e deriva dal mancato adeguamento degli organici.

«Il risultato è la prescrizione di tanti processi», aggiunge il presidente della Corte d'appello e fornisce i dati: «L’appello penale è il collo di bottiglia del processo. Nel 2017 i processi definiti totali erano 1.435.000 ed i prescritti 125.000, pari al 9%. Nel distretto del Lazio nel 2019 i prescritti erano 19.500 su un totale di 125.000, pari al 15%. Di questi 48% in appello ( 7.500) e 10% al GIP-GUP ( 7.300), 12% al dibattimento monocratico ( 4.300), 118 al collegiale ( 5%)».

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