Premio messaggero per i giovani «Ascoltiamo i nostri nonni per crescere»

Premio messaggero per i giovani «Ascoltiamo i nostri nonni per crescere»
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Sabato 13 Febbraio 2021, 00:23

Continua l’iniziativa letteraria dedicata alla memoria di Emanuele Morganti e Willy Monteiro Duarte. Dallo scorso 20 gennaio siamo entrati nella terza fase e le modalità per partecipare e inviare i vostri componimenti sono le consuete. Oggi pubblichiamo altri tre elaborati della terza fase arrivati in redazione.

Come si partecipa

Il testo dovrà essere inviato in formato digitale (file Word o Pdf) all’indirizzo email concorso-letterario@ilmessaggero.it. È necessario allegare anche il modulo di partecipazione scaricabile sul sito www.ilmessaggero.it/concorso-letterario. Gli elaborati dovranno essere inviati entro il giorno 20 del mese e la proclamazione dei tre vincitori (che riceveranno ognuno un tablet con l’edizione digitale del Messaggero) sarà comunicata sull’edizione cartacea e online del giornale. Anche i premi saranno inviati entro la fine di ogni mese. Gli elaborati saranno pubblicati in tutto o in parte sul giornale e sul sito.

«Il grande problema  è la perdita dei valori»

Viviana Cacciatore, 18 anni

Nella nostra società, i valori stanno sparendo pian piano negli anni. Per quanto io possa saperne, i valori sono degli insegnamenti, delle regole morali, delle basi per cui poi noi adolescenti, impronteremo il nostro stile di vita, le scelte, le decisioni per tutto l’arco della nostra esistenza. La parte bella dei valori, è che se tramandati al meglio e a lungo, avranno condizionato lo svilupparsi dell’uomo di epoche differenti. Un valore che secondo me si sta perdendo è la famiglia, o meglio dire proprio il concetto di essa. 
La famiglia è un posto sicuro, un qualcosa dove troverai qualcuno sempre pronto ad ascoltarti e capirti ma negli ultimi anni non le si da più il giusto valore. I bambini di oggi per esempio, non si rendono conto per colpa della tecnologia, quanto sia importante avere un nonno, magari preferiscono guardare un video sul telefono che farsi raccontare della vita passata dei propri cari. 
Mi capita di vedere in giro bambini, seduti ad un tavolo con il proprio nonno, che hanno gli occhi puntati sul telefono e tutto ciò mi fa davvero stringere il cuore. Questa è solo una scena che continuo a vedere sempre più spesso, ma si possono fare tanti altri esempi che fanno capire come questo valore stia sparendo. Un altro valore che sta sparendo più di quello precedente è la vita. Questo dono è sempre meno importante. Ad oggi, non si pesano più le azioni, non ci sono più distinzioni, uomo, donna, bambino, anziano non hanno più importanza, siamo tutti numeri, uno in più uno in meno non fa nulla. 
Si ammazza senza pudore, senza sensi di colpa e si pretende magari anche di avere ragione. Ragazzi che si ammazzano fra di loro e innestano risse solo per fare un video, per poi pubblicarlo sui social. Le armi, le cattive maniere, i soldi, la ricchezza sconfinata, sono i valori che la nostra società ad oggi persegue, non considerando invece tutti quei valori di buon senso e civili che servirebbero a far capire quanto sia importante e preziosa la vita.

«La felicità? Trarre il meglio da ciò che si ha»

Marta Randazzo, 16 anni

L’ho fatto per noia. Erano troppo felici e questo mi dava fastidio. Queste sono le parole che hanno pronunciato alcuni ragazzi per motivare l’infame gesto di togliere la vita di altre persone. Così come per i teppisti che hanno ucciso Willy Duarte, ci ritroviamo spesso a domandarci perché dei ragazzi si riducano a ricorrere alla violenza estrema per provare emozioni. E’ vero, la giovinezza è un momento della vita molto particolare: abbiamo un mondo da decifrare dentro di noi, dubbi, paure ed insicurezze da gestire. Fuori c’è un mondo che ci propina modelli stereotipati. Forse quegli assassini cercavano il loro momento di popolarità o davvero si annoiavano. Qualunque sia stata la ragione del loro folle gesto, mi fermo a riflettere sull’insoddisfazione interiore dei molti giovani. Senza voler fare di tutta l’erba un fascio, voglio solo dire che molti non sono affatto felici. In realtà, cosa c’è di più bello della nostra età? Abbiamo il vigore giovanile di cui approfittare per poter fare quello che da adulti non potremo fare. Abbiamo la freschezza mentale per cibarci dell’infinita cultura. Possiamo realizzare sogni e progetti perché abbiamo tutta la vita davanti. Dai racconti dei miei nonni ho compreso che ai loro tempi i giovani erano felici e spensierati. I loro valori, le loro priorità erano la ragione della loro serenità. Avevano poco o niente ma, avendo accanto i propri cari, possedevano tutto ciò di cui avevano bisogno. Oggi abbiamo tutto, basta chiedere ai genitori! Quello che ci manca è l’apprezzamento, i veri valori, la sgridata amorevole di un genitore o anche dei limiti da non poter superare. Abbiamo bisogno di regole da seguire. Voglio imparare l’arte dell’accontentarsi perché ho capito che le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. E io voglio essere una persona felice!

«L’odio ha un nemico: il coraggio dei sogni»

Sveva Lorusso Caputi, 14 anni

Ero come te, giovane e sognatore. Certo che avrei avuto una vita serena con una famiglia felice e un bel lavoro. Sorridevo perché sognavo un futuro diverso e avevo tanta voglia di vivere. Mi promettevo che da grande avrei aiutato le persone in difficoltà, non sopportavo la violenza e la vigliaccheria ed ero sicuro che con la solidarietà, l’esempio e l’impegno di tutti, avremmo raggiunto il traguardo di un mondo più giusto. Sono cresciuto pensando che l’amicizia è un valore irrinunciabile per il quale è giusto lottare; un amico non si critica, non si giudica, ma soprattutto non si abbandona. Quella sera il mio amico ha avuto bisogno ed io non mi sono tirato indietro.
Il branco di bulli faceva paura, ma dentro di me una forza ignota cresceva, forse spinta dal mio desiderio di giustizia. Purtroppo, però, la mia parola contro le loro mani e i loro calci, non è bastata. Un dolore improvviso mi ha invaso ogni parte del corpo, mentre la mia lucida mente cercava di capire il motivo di tanta ferocia. 
Sapevo che a qualcuno prima di me era accaduto quell’imprevisto, ma non pensavo potesse capitare a me. Invece quella sera i miei sogni e il mio cuore si sono spezzati per sempre, ma so che rimarrà vivo nella mente di tutti il ricordo del mio volto sorridente, anche nella mente di chi, quel terribile giorno, non si è reso conto del male che mi stava facendo e soprattutto del male che faceva a se stesso. Io oggi non ho ferite da curare, i ragazzi del branco invece si, hanno tagli profondi nell’anima, ma io non conosco rancore né odio e quindi, se posso, da quassù aiuterò anche loro. Avrei voluto vivere ancora per realizzare i miei sogni ma, se questo non è stato possibile per me, spero lo sia per il mio amico e per quei ragazzi che con tanto veleno mi hanno tolto la possibilità di realizzarli. Imparate dalla mia esperienza che l’odio ha un nemico invincibile che è il coraggio di rimanere se stessi e di fronte alla paura non dimenticate mai le parole di Borsellino: «È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola».

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