Per dimostrarlo hanno chiesto al catasto di far luce sulla proprietà delle strade. La risposta è arrivata dopo alcune settimane ed ha “certificato” l’uso pubblico delle vie del borgo. Solo a quel punto il dirigente all’Urbanistica, Vincenzo Robusto, ha firmato un’ordinanza che impone alla società di aprire il cancello e di eliminare i lavori realizzati sulle strade perché sarebbero stati portati avanti senza autorizzazione. Intanto la Nova Lavinium ha impugnato davanti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio il parere del catasto chiedendone la sospensiva, rifiutata però dai giudici amministrativi. La società ha fatto ricorso anche contro l’ordinanza municipale. Infine il secondo tentativo di conciliazione per la riapertura di Pratica di Mare che si è concluso con un nulla di fatto. Ora la vicenda, che da tre anni va avanti a suon di carte bollate e ricorsi, è finita davanti al Tribunale civile di Velletri. «Un anno fa, dopo le mie richieste di riaprire il borgo ai cittadini – dice il consigliere di opposizione Stefano Mengozzi (Pomezia Domani) - il sindaco Zuccalà ha deciso di fare ricorso per stabilire di chi fosse la proprietà delle strade. Un’azione assurda, entrata in contraddizione con l’iniziativa dello stesso Comune che ha ordinato la riapertura. C’è un’antinomia evidente tra ciò che dicono gli atti, cioè che le strade sono ad uso pubblico, ciò che fa il dirigente e le iniziative del sindaco. Questa schizofrenia potrebbe mettere in discussione la riapertura di Pratica di Mare. Mi chiedo se ci sia qualcuno che possa fare chiarezza nella mente del sindaco – conclude Mengozzi - il suo atteggiamento rischia di lasciare chiuso ancora per molto tempo un pezzo di città».
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