La povertà avanza senza sosta nella Valle dell'Aniene, Subiaco un "avamposto" di Roma

Uno dei simboli di Subiaco, la cittadina dove San Benedetto da Norcia dettò la regola: "Ora et labora"
di Antonio Scattoni
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Mercoledì 20 Gennaio 2021, 15:34

Con il Covid arrivano i nuovi poveri anche nella Valle dell’Aniene, in aumento le richieste di aiuto alla Caritas sublacense. Non solo una emergenza sanitaria per i numerosi contagi, arrivati a superare anche i 100 nella cittadina sublacemse e ora scesi a 28, e non mancano i morti -l’ultimo decesso - solo due giorni fa, ma anche difficoltà economiche. Alla Caritas di Subiaco bussano in molti, le richieste arrivano direttamente al parroco. «Purtroppo i numeri sono in aumento – racconta don Mariano Licorni – ora viene anche gente che prima riusciva a soddisfare tutti i bisogni primari della famiglia, ma la crisi del mondo del lavoro pesa enormemente ed ora ci sono persone in seria difficoltà». 
Non è solo il virus a far paura ma anche il futuro, «Il problema non è solo il cibo – continua il parroco – ma anche le difficoltà finanziarie che non permettono di pagare i servizi essenziali. Siamo dovuti intervenire per una famiglia che rischiava di finire in mezzo alla strada perché non riusciva a pagare l’affitto della casa. Si tratta di persone che conosco molto bene e che prima non avevano questi problemi». In molti lanciano l’Sos alla Caritas evitando le strade istituzionali: «C’è molta riservatezza tra queste persone – conclude Don Mariano – per la loro nuova situazione sociale». 
A dare una mano alla Caritas locale per distribuire gli aiuti direttamente a domicilio, c’è l’associazione Mille colori onlus, che opera nel territorio da oltre 20 anni. «Il periodo è critico – dice il responsabile Gaetano Teagano – aiutiamo famiglie in tutta l’alta Valle dell’Aniene.

Ogni 15 giorni arrivano i rifornimenti alimentari e li portiamo direttamente nelle loro abitazioni. Ooltre all’emergenza sanitaria abbiamo anche quella sociale. Aiutiamo anche lavoratori autonomi: ora, con la crisi del lavoro, non riescono a comprare nemmeno il latte ai loro bambini».

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