Covid Roma, positivi dopo il vaccino: è allerta per i medici. In 12 avevano ricevuto la doppia dose

Covid, positivi dopo il vaccino: è allerta per i medici
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 18 Febbraio 2021, 00:36 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 12:41

Positivi al tampone, anche dopo la doppia dose del vaccino anti-Covid. Immunizzati. Invece no: il virus ha fatto breccia lo stesso. Dai report delle Asl romane, viene fuori che 12 tra medici e infermieri sono stati trovati, per caso, con l’infezione in corpo, nonostante avessero completato il percorso vaccinale, con la prima e la seconda iniezione del siero Pfizer. Sono stati scoperti durante controlli di routine, legati ad alcuni cluster nei reparti. All’Asl Roma 1 è capitato all’infermiere di una casa di cura di Monte Mario: positivo dopo il vaccino. All’Asl Roma 3 è stato contagiato un operatore sanitario di un ospedale al Torrino, anche lui vaccinato. Due casi all’Asl Roma 4, sempre infermieri: uno in servizio all’Aurelia Hospital, un altro al San Camillo. Il territorio con più episodi segnalati è quello dell’Asl Roma 5, che copre una larga fetta di provincia nel quadrante Est della Capitale, da Tivoli a Guidonia, da Monterotondo a Colleferro. Qui sono stati annotati dal Sisp (il Servizio di Igiene e Sanità pubblica) 8 casi tra medici e infermieri. «Non si tratta di un unico focolaio, i sanitari trovati positivi dopo il vaccino lavoravano in strutture diverse», spiega il direttore del Sisp locale, Alberto Perra, esperto di Epidemiologia applicata e salute di popolazione. 

Varianti Covid, Andreoni (Tor Vergata): «Adesso vaccinare sempre di più»

LE RICERCHE
Su un campione di 4 sanitari contagiati dopo l’antidoto sta conducendo un’analisi la Società italiana di malattie infettive. «Contagiarsi, anche dopo avere ricevuto la seconda somministrazione, non significa automaticamente che il vaccino è stato poco efficace», spiega il direttore scientifico Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata. «In tutti i casi che abbiamo preso in esame finora, ci siamo trovati davanti a persone completamente asintomatiche».

L’obiettivo principale del vaccino, ricorda Andreoni, «è bloccare la malattia, non bloccare l’infezione». C’è un aspetto cruciale che però ancora va chiarito: «Ad oggi non sappiamo se chi è stato infettato dopo il vaccino è anche infettivo». Insomma, se oltre ad essere contagiato è anche contagioso per gli altri. Mancano studi definitivi, in un senso o nell’altro. Per questo il Ministero della Salute ha optato per la linea della massima cautela e, come anticipato dal Messaggero la settimana scorsa, il governo ha comunicato al tavolo con le Regioni che «al momento, al vaccinato si applicano gli stessi provvedimenti di un non vaccinato». Compreso l’obbligo di quarantena per chi entra in contatto con un positivo.

 

Come conferma Luigi Toma, infettivologo dell’Ifo, «non abbiamo evidenze scientifiche sul fatto che il vaccinato positivo al Covid sia contagioso o no. In assenza di studi approfonditi, non possiamo trarre conclusioni, è presto». Alcuni punti fermi però si possono fissare, facendo un raffronto con altri virus. «Per le malattie infettive classiche, c’è la possibilità che una persona vaccinata contragga la stessa patologia per cui ha ricevuto il vaccino. Ed è molto probabile che questa persona non abbia sintomi. Quanto però possa essere contagiosa è un aspetto estremamente variabile, cambia a seconda del tipo di paziente e del ceppo virale dal quale viene infettato».

Qui entrano in scena le varianti. Per il ceppo brasiliano, le indagini preliminari condotte a Manaus «suggeriscono una potenziale maggiore trasmissibilità o propensione alla reinfezione», si legge in una circolare del Ministero della Salute del 31 gennaio. Ma si tratta appunto di valutazioni iniziali, tutte da approfondire. «Nel frattempo - conclude Toma dell’Ifo - è bene mantenere tutte le misure di precauzione, perché il rischio di contagiare gli altri, potenzialmente, c’è sempre».

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