Covid, tra Roma e Lazio sintomaci raddoppiati nell'ultimo mese

Medici al lavoro nei drive in di Roma
di Francesco Pacifico
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Venerdì 4 Settembre 2020, 22:29
Un bilancio sulle "vacanze" e sui casi di rientro si potranno fare soltanto tra un paio di settimane, intanto le autorità sanitarie del Lazio sono preoccupate perché aumentano il numero dei contagiati da Covid che diventano sintomatici. Infatti si sono quanto meno raddoppiati.

Per capire, in estrema sintesi, quello che sta succedendo basta dire che lo scorso 4 agosto, nel Lazio, erano ricoverate 179 persone e altri 9 erano state trasferite in terapia intensiva. Un mese dopo, cioè oggi 4 settembre, abbiamo 363 pazienti che necessitano di cure in ospedale e altre 9 in terapia intensiva.

Va detto che le autorità sanitarie del nostro territorio sono molto caute e tendono a "ospedalizzare" i casi per contenere il contagio. Fatto sta che in un mese soltanto questo versante dimostra i positivi sintomatici si sono raddoppiati. Questi i numeri che provengono dalle strutture ospedaliere. Ma poi c'è da fare i conti con i pazienti che mostrano i sintomi del Covid e richiedono assistenza a casa.

Al riguardo è utile chiedere lumi a Pier Luigi Bartoletti, vicepresidente dell'Ordine dei medici del Lazio e in prima linea con le Usca-r, le unità mobili di sanitari e infermieri, che fanno tamponi ai drive in cittadini come fuori dall'aeroporto di Fiumicino o al porto di Civitavecchia.

«Nelle scorse settimane - spiega Bartoletti - sulle persone che ai test risultavano positivi, 3 o 4 diventano poi nei giorni successivi sintomatici. Adesso sono almeno 10 o 15 che iniziano a presentare i sintomi. Non vanno fatti allarmismi, perché la maggioranza dei sintomatici sono curati a casa e non necessitano di assistenza ospedaliera, ma la tendenza è cambiata. Di più, quasi tutti quelli che sono tornati positivi dalla Sardegna poi hanno mostrato i sintomi della malattia».

Intanto l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, fa sapere: «Il Lazio ha un rischio da moderato a basso dal monitoraggio del Ministero della Salute e una buona valutazione dell’attività di testing e del contact tracing.
Ora andiamo avanti con un milione di test rapidi per ripartire in sicurezza».
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