Per capire, in estrema sintesi, quello che sta succedendo basta dire che lo scorso 4 agosto, nel Lazio, erano ricoverate 179 persone e altri 9 erano state trasferite in terapia intensiva. Un mese dopo, cioè oggi 4 settembre, abbiamo 363 pazienti che necessitano di cure in ospedale e altre 9 in terapia intensiva.
Va detto che le autorità sanitarie del nostro territorio sono molto caute e tendono a "ospedalizzare" i casi per contenere il contagio. Fatto sta che in un mese soltanto questo versante dimostra i positivi sintomatici si sono raddoppiati. Questi i numeri che provengono dalle strutture ospedaliere. Ma poi c'è da fare i conti con i pazienti che mostrano i sintomi del Covid e richiedono assistenza a casa.
Al riguardo è utile chiedere lumi a Pier Luigi Bartoletti, vicepresidente dell'Ordine dei medici del Lazio e in prima linea con le Usca-r, le unità mobili di sanitari e infermieri, che fanno tamponi ai drive in cittadini come fuori dall'aeroporto di Fiumicino o al porto di Civitavecchia.
«Nelle scorse settimane - spiega Bartoletti - sulle persone che ai test risultavano positivi, 3 o 4 diventano poi nei giorni successivi sintomatici. Adesso sono almeno 10 o 15 che iniziano a presentare i sintomi. Non vanno fatti allarmismi, perché la maggioranza dei sintomatici sono curati a casa e non necessitano di assistenza ospedaliera, ma la tendenza è cambiata. Di più, quasi tutti quelli che sono tornati positivi dalla Sardegna poi hanno mostrato i sintomi della malattia».
Intanto l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, fa sapere: «Il Lazio ha un rischio da moderato a basso dal monitoraggio del Ministero della Salute e una buona valutazione dell’attività di testing e del contact tracing.
Ora andiamo avanti con un milione di test rapidi per ripartire in sicurezza».
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