Pontina, maxi rogo al campo nomadi: i pompieri impiegano 7 ore per domarlo

Pontina, maxi rogo al campo nomadi: i pompieri impiegano 7 ore per domarlo
di Moira Di Mario
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Martedì 28 Settembre 2021, 09:23

Continua a bruciare il campo nomadi sulla Pontina. Dopo il rogo del 19 settembre, domenica scorsa un nuovo maxi incendio ha tenuto impegnati i vigili del fuoco di Pomezia per oltre sette ore. Le fiamme si sono sviluppate in un'area a poche centinaia di metri dai moduli abitativi, nella zona ormai conosciuta come il cimitero della auto rubate. Il fuoco si è propagato in pochi minuti tra i cumuli di immondizia, gli pneumatici e i rottami di macchine, mettendo in pericolo i prefabbricati. Un'alta colonna di fuoco e di fumo nero si è alzata dal Villaggio della Solidarietà, rendendo l'aria irrespirabile soprattutto per i residenti di Trigoria, costretti a rimanere con le finestre chiuse.

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L'ODORE
Il vento proveniente dal mare, ha evitato ai cittadini di Pomezia di chiudersi in casa, come era invece successo nei mesi scorsi, quando l'odore acre dei roghi tossici si avvertita distintamente nella cittadina alle porte di Roma. Solo due i mezzi a disposizione dei pompieri, la 22 A da Pomezia e la AB32 dei volontari del distaccamento di Nemi, costretti a lavorare dalle 18 di domenica fino all'1,30 di ieri per spegnere le fiamme, smassare i rifiuti e prevenire nuovi focolai.
Un intervento molto lungo per evitare che il rogo avanzasse fino a coinvolgere i moduli abitativi da un lato e dall'altro lambisse la Pontina, mettendo in pericolo la circolazione e il rientro dei romani dal mare nell'ultima domenica di settembre. Il presidio della polizia locale di Roma Capitale fuori dal campo nomadi non è più un deterrente contro gli incendi dolosi.
La tregua è durata davvero pochi mesi e nemmeno il sequestro del Villaggio, circa 65mila metri quadrati, da parte della Procura di Roma per una serie di reati ambientali è ormai un ostacolo per i piromani.

L'obiettivo è evidentemente quello di far sparire le prove dei furti di automobili che una volta smontate e rivenduti i pezzi ordinati, non servono più e devono essere distrutte.


IL PRECEDENTE
A marzo scorso, durante lo sgombero dell'area F voluto dal Campidoglio e il trasferimento di una trentina di persone in appartamenti assegnati dal Comune, gli agenti della polizia urbana avevano scoperto la maxi discarica, in realtà già nota da anni, che aveva poi indotto i colleghi del Gruppo Sicurezza pubblica emergenziale a fare un sopralluogo un paio di mesi più tardi e a chiedere al Campidoglio la bonifica del cimitero delle auto rubate.
La pulizia di quel canalone a ridosso dei prefabbricati, però, non c'è mai stata. Anzi la discarica si è allargata ancora di più e sono cresciuti i pezzi di macchine, gli pneumatici, le batterie, coperti da cumuli di rifiuti e ingombranti di ogni tipo.
Poi il 19 settembre l'incendio che ha solo parzialmente distrutto i rottami, Serviva dunque un altro rogo per mandare in fumo ciò che era rimasto. Domenica scorsa i piromani sono così tornati in azione per completare il lavoro. Gli ultimi grossi incendi prima del sequestro e dello sgombero, risalgono a gennaio, marzo e maggio 2020. Cinque mesi di calvario per i cittadini e i vigili del fuoco che erano arrivati addirittura a proporre un presidio fisso a ridosso del campo nomadi per intervenire immediatamente, evitando così il propagarsi di fumi tossici.

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