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«L'ETÀ NON C'ENTRA»
«L'età dell'albero da sola non determina né la caduta, né la necessità di abbattimento - si legge nel documento che sarà discusso a breve in Consiglio comunale - perché sono molti i fattori che eventualmente influiscono sulla stabilità» dei fusti. E qui arriva la stoccata alla giunta stellata: la colpa dei crolli in batteria andrebbe cercata, si legge, nelle «pratiche vivaistiche errate e nella manutenzione approssimativa». Tutto questo, annota Rachele Mussolini nella mozione, «smentisce l'affermazione del Sindaco che le cadute dei pini siano da addebitare alla piantumazione del Ventennio».
Il provvedimento che dovranno votare i consiglieri chiede all'amministrazione di avviare «una fase di alto profilo, con strutture e istituzioni universitarie, per lo studio e la soluzione delle problematiche con particolare riferimento alla specie Pinus pinea». L'idea è che un gruppo di esperti coordini potature e ripiantumazioni, «che dovrebbero sempre essere eseguite». Gli alberi, è la chiosa della mozione, «vanno trattati come ogni altro essere vivente».
DAL COLOSSEO ALLA COLOMBO
Va capita, a questo punto, quale sarà la replica dei 5 stelle. Raggi è convinta che per i pini «del regime» non ci sia altro rimedio che l'abbattimento, anche se sono un pezzo della grande bellezza romana, celebrati con la cinepresa da Fellini e Sorrentino, scenografico sfondo all'Anfiteatro Flavio o delle consolari su cui sfrecciano migliaia di auto ogni giorno, dall'Appia alla Prenestina
. Per Raggi è una questione di età: «Molti degli esemplari caduti - ha scritto sulla sua pagina Facebook il 25 febbraio - hanno circa 90 anni: sono stati piantati durante il regime fascista e ora sono giunti al termine della loro esistenza. Si tratta di piante per le quali non bastano le cure ordinarie». Da qui l'idea di un «piano straordinario» per buttare giù come birilli 50mila tronchi. Ma a pagare il tutto dovrebbe essere il governo amico di M5S e Lega. Perché il Campidoglio, quei fondi, ha ammesso la sindaca, «non li ha».
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