Picchia e morde tre poliziotti all'alt, finanziere di Palazzo Chigi finisce in cella a Roma: «Sono figlio di un alto dirigente»

Picchia e morde tre poliziotti all'alt, finanziere finisce in cella a Roma: «Sono figlio di un alto dirigente»
di Adelaide Pierucci
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Martedì 15 Settembre 2020, 08:21
Di giorno distaccato alla segreteria di Palazzo Chigi, di notte attaccabrighe. Un finanziere di casa nella sede del governo l'altra sera è finito in manette a Roma per aver preso a morsi, calci e pugni due equipaggi di poliziotti. Motivo? Non voleva lasciarsi identificare. Per lui non era necessario. «Sono un collega, basta. Volete che vi faccia spedire a Crotone?», la sua risposta all'invito di esibire la carta d'identità durante un controllo di routine, non lontano dal Gra.

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Il finanziere, quarant'anni, maglietta rock e un ciuffo vagamente brizzolato, era uscito con la fidanzata. Il caos poco prima di mezzanotte. Imbocca lo svincolo per la Bufalotta, e trovando la strada chiusa, fa inversione a U. Rallenta nella manovra. Quattro agenti che presidiavano lo spiazzo su due volanti si avvicinano. Hanno in mano le torce. «Documenti, prego». Il finanziere risponde con piglio cameratesco: «Sono un collega. Tutto a posto». I poliziotti, però, vogliono procedere comunque con gli accertamenti. E il militare, quasi offeso, non vuole piegarsi a mostrare il documento.

L'AGGRESSIONE
Dopo una serie di battutacce, prende dal portafogli, ma senza consegnarlo, solo il tesserino di servizio: Guardia di finanza. Poi scende dall'auto e scatena il parapiglia. Un agente viene preso a morsi a una mano, uno riceve un calcio, un altro un pugno. «Per contenerlo lo abbiamo dovuto ammanettare», ha raccontato quasi dispiaciuto al giudice un agente di polizia. Ieri il finanziere è stato portato in aula a piazzale Clodio per essere processato. Era in stato d'arresto con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Un arresto convalidato, nonostante la sua estenuante autodifesa.

«Non è vero nulla», ha premesso il finanziere. «Sono stato maltrattato. Non avrei mai immaginato. Mi hanno puntato un faro in faccia e provocato, mi hanno detto: tu collega? Al massimo sei un controllore di scontrini».

LA CONVALIDA
Il finanziere aveva tardato a dare nome e cognome, ma a modo suo a La Bufalotta si era presentato. «Sono un finanziere, siamo colleghi. Non vi basta? Provocate? Sono anche figlio di un alto dirigente. La vostra carriera è finita. Volete finire a Crotone? Volete che vi faccio fuori?». Un agente, in aula, riferisce di essersi sentito dire pure «Vi ammazzo».

l finanziere arrestato, niente affatto pentito, però, racconta deciso anche la sua verità, diametralmente opposta a quella dei colleghi. «Sono affetto da bipolarsimo. Al Corpo ho taciuto. Mi è stato consigliato così - ha premesso - Ma mi curo. Ricopro un ruolo amministrativo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Pistole non ne porto mai con me. Sono custodite nelle cassette di sicurezza in ufficio. Giro solo disarmato. Perché ho reagito così? Perché mi sono sentito sotto pressione. Vittima di un'ingiustizia. A causa del mio disturbo vado in difensiva. Mi hanno persino scarrellato la pistola addosso, impedito di parlare con l'avvocato e poi lasciato senza medicine».

La sera del parapiglia, informato dell'accaduto, il pm Carlo Villani ne ha ordinato l'arresto. Una incomprensione, un po' di tensione e per un soffio non è stato servito un dramma. Il pm d'aula, Donatella Plutino, non ha chiesto per il militare misure cautelari. La difesa ovviamente si è allineata. E il giudice ha disposto l'immediata liberazione. E così, dopo una notte in cella, l'imputato è tornato a casa. Ma col peso di più denunce. La sentenza nelle prossime settimane stabilirà quanto il disturbo psicologico, tenuto nascosto, abbia inciso sul suo comportamento.

Durante l'udienza di convalida, però, è emerso anche altro: solo pochi giorni fa, il 9 settembre, il finanziere è stato al centro anche di un'accesa discussione condominiale dalla quale è uscito con due denunce all'autorità giudiziaria: una per possesso di oggetti atti ad offendere e una per detenzione di sostanze stupefacenti. «Un coltellino e poca canapa light imbustata comprabile nei negozi, e in realtà, secondo me, nemmeno sequestrabile», preciserà sempre in chiave difensiva l'arrestato.
 
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