Era stata la velocità di apertura del posteggio a insospettire una pattuglia di carabinieri della Cecchignola, una sera di dicembre del 2016. I militari erano rimasti colpiti dalla lunga coda di automobilisti in fila per pagare il biglietto. Di fronte alla richiesta di chiarimenti, i parcheggiatori abusivi non si erano mostrati scossi: «Buonasera a voi, apparteniamo all'Associazione Guardiamacchine Autorizzati». «La concessione? Ci è stata data dal IX Municipio». Uno degli aderenti ne aveva anche mostrata una copia. Anzi, una fotocopia. «In questo momento non ho l'originale», si era giustificato.
I PRECEDENTI
I cinque custodi in servizio quattro uomini e una donna, tutti romani non sarebbero stati stanati se i militari non avessero notato un particolare: avevano avuto tutti grane con la giustizia, chi per estorsione, chi per falso. Precedenti ai quali ora si aggiungeranno le accuse di truffa e occupazione abusiva di suolo pubblico. «In concorso tra loro - scrive il pm Simona Maisto nel capo di imputazione - predisponendo una segnaletica verticale, ricevute fiscali con partita Iva, delle casacche gialle riportanti alle spalle la scritta Aga, Associazione Guardiamacchine Autorizzati»: tutto inventato. Dalle indagini, infatti, era emerso che custodi e gestori del parcheggio non solo erano sprovvisti di autorizzazioni, ma non avevano nemmeno provato a chiederle. E quindi le ricevute fiscali non erano altro che un inganno. Un raggiro ai danni del Campidoglio, per l'accusa. Ma anche degli automobilisti, ignari di pagare la sosta a posteggiatori abusivi invece che a Roma Capitale.
«Cercheremo di dimostrare che non c'era stata nessuna truffa», ha spiegato l'avvocato Pietro Nicotera, che assiste uno degli indagati. Gli investigatori avevano raccolto anche le lamentele di alcuni commercianti. «Quando si presentavano loro - ha detto un negoziante - registravamo un calo negli acquisti, vista l'imposizione del ticket giornaliero».
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