Caso Papero giallo, botte ai bimbi nel nido comunale: è scontro sulle rette arretrate

Caso Papero giallo, botte ai bimbi nel nido comunale: è scontro sulle rette arretrate
di Adelaide Pierucci
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Lunedì 24 Febbraio 2020, 10:54

Scoppia il caso rette al Papero Giallo, l’asilo comunale finito al centro di un’inchiesta per maltrattamenti su bimbi di quattro anni. Roma Capitale batte comunque cassa e pretende il pagamento della retta «per il servizio scolastico usufruito». Le famiglie non ci stanno: «Piuttosto devono risarcirci». Rischia di avere anche un risvolto civilistico lo scandalo del Papero Giallo, l’asilo del Campidoglio al Torrino, in cui due anni fa cinque docenti si sono ritrovate indagate e sospese per maltrattamenti e la dirigente scolastica denunciata con l’accusa di omessa denuncia, per non aver segnalato il caso all’autorità giudiziaria, nonostante gli allarmi lanciati dai genitori.

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L’ultimo atto qualche giorno fa. Una mamma, tra le prime denuncianti, ha ricevuto a casa il conto redatto dalla Direzione socio educativa del IX Municipio: 2.700 euro (compresi gli interessi al 23 per cento) per non aver pagato cinque mesi di retta. La donna, madre di uno dei quindici bimbi adesso parti offese nel procedimento, infatti, aveva cominciato a non saldare più le quote con l’affiorare dei primi dubbi sui metodi educativi, volta per volta segnalati ricevendo per risposta una rassicurazione.

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«Vista la deliberazione del Consiglio comunale, il Regolamento generale delle entrate - ha scritto la dirigente - si invita il genitore del bambino che ha usufruito del servizio nido nell’anno scolastico 2017-2018 presso il Papero Giallo al pagamento della quota, degli interessi legali e delle spese di notifica come di seguito specificato. Dovuto 4.455 euro, versato 2.673 euro, interessi 23,72, spese di notifica 8,75. Totale dovuto 2.705 euro e 47 centesimi». Atto seguito dall’avvertenza di «pagare entro 60 giorni dalla notifica, altrimenti si procederà alla riscossione coattiva».

Riscossione che probabilmente salterà. L’interessata, assistita da due avvocati, dal penalista Gianpiero Mendola e dal civilista Marco Battaglia, punta anzi alla restituzione delle quote già pagate, visto che per gli inquirenti le offese e le sculacciate sarebbero cominciate mesi prima, dal settembre 2016 a giugno 2018. La madre delusa e offesa ha annunciato anche una lettera di protesta indirizzata alla sindaca Virginia Raggi e al dipartimento scolastico. «I bambini maltrattati frequentavano una classe media e avevano quattro anni - ha lamentato la donna - Pretendono anche il pagamento delle rette e per di più con la giustificazione per il servizio reso: non è solo assurdo ma inopportuno».

Nel frattempo la procura ha chiesto il processo per le insegnanti e la dirigente e nel procedimento aperto in udienza preliminare il Campidoglio si è ritrovato nella doppia veste di responsabile e parte civile. Per le maestre nel settembre 2018 era stata chiesta la sospensione dal servizio per un anno. Misura confermata dal Riesame per tre insegnanti. Per i difensori le indagate non avrebbe mai dato sberle ai bimbi, al massimo buffetti di rimprovero. Ad allarmare però le reazioni dei bambini a casa. Una delle piccole schiaffeggiava e metteva in castigo le bambole. Altre avevano raccontato con nonchalance le offese: «Sai che mi dice la maestra? Sai che somigli a mamma... Hai la stessa faccia da ca...».

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