I banchi sono pieni, il piazzale si riempie: di fronte alla chiesa di San Giorgio c’è tutta Acilia e non solo. L’ultimo saluto a Paolo Corelli, il salumiere di 48 anni del supermercato di Fiumicino, ammazzato il giorno di San Valentino di fronte casa, riunisce in questo angolo alla periferia sud di Roma un intero quartiere ma anche un blocco considerevole di quella Curva Nord dell’Olimpico, un tempo vicina a Fabrizio Piscitelli. Il “link” è il fratello della vittima, Claudio, agli arresti domiciliari per droga dallo scorso giugno, legato anche a Fabrizio Fabietti. «Ma loro non c’entrano - dice qualche amico sul piazzale mentre un altoparlante fa arrivare fuori la voce del parroco - Paolo era una brava persona, era pulito, è morto da incensurato anzi si devono pure sbrigà a trovarli perché se li beccano prima qua a San Giorgio è peggio».
«Perché è stato ucciso?»
È questa la narrazione che da giorni si ripete nel popoloso quartiere di Acilia: Corelli aveva le mani pulite, non c’entra la droga né gli affari e o i problemi passato o presenti del fratello. «È stato ammazzato probabilmente al termine di una lite dopo uno scontro per futili motivi da un gruppetto del quartiere che gioca alla “banda di criminali”», dice chi con il 48enne è cresciuto.
Il depistaggio
Il messaggio è abbastanza chiaro eppure il fratello della vittima a poche ore dall’omicidio non avrebbe voluto parlare con i carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia che si occupano del delitto. Neanche per condividere con i militari la stessa narrazione che lui e il quartiere intero ripetono ormai da giorni. Al vaglio degli investigatori resta il cellulare della vittima e tutta una serie di analisi che vanno dal conto corrente, ai rapporti anche fuori San Giorgio. La lite di cui la gente parla è sotto la lente di ingrandimento ma, al momento, non ci sarebbero risultanze utili mentre la droga, lo spaccio resta un’altra pista seguita dai carabinieri. Non si esclude neanche che chi abbia deciso di ammazzare il 48enne lo abbia fatto in verità per colpire il fratello costretto ai domiciliari e per questo difficilmente raggiungibile. Lo stesso fratello che potrebbe essere a conoscenza di un’altra possibile - e plausibile - verità e che per paura di ulteriori ritorsioni, a danno dei genitori o della compagna, sarebbe ora tra i primi a chiamare in causa un gruppo di non meglio identificati e pseudo criminali per spostare l’attenzione dai veri artefici del delitto.