Roma, quei palazzi di pregio venduti per pagare le torri di Parnasi

Palazzo Valentini, sede della Città Metropolitana
di Michela Allegri
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Sabato 18 Luglio 2020, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 17:44

Un viaggio tra le vie più belle di Roma, tra i palazzi più pregiati del centro storico e non solo: da via delle Tre Cannelle, che si trova dietro Piazza Venezia, a via di Villa Pamphili, da piazza Belli a Trastevere fino alla caserma dei Carabinieri “Frignani”, quella prestigiosissima, in piazza San Lorenzo in Lucina, e pure quella in Piazza del Popolo. E ancora: da via dei Prefetti a via Cavour, da via Luisa di Savoia a via Trionfale, fino a via Appia. È la mappa degli immobili che la ex Provincia di Roma ha prima fatto confluire in un fondo e poi venduto per appianare un debito da capogiro che deriva da un affare fallimentare: l’acquisto del palazzo di 32 piani che sarebbe dovuto servire come sede unica, ma che è sempre stato inagibile, costruito in zona Eur-Castellaccio sui terreni di Luca Parnasi, l’imprenditore a processo per associazione a delinquere e corruzione per lo Stadio della Roma. Una vicenda sulla quale sta indagando la procura e che, secondo la Corte dei conti del Lazio, ha scavato nelle casse pubbliche una voragine da 90 milioni di euro.

Roma, palazzo della Provincia: danno da 90 milioni. Corte dei Conti chiude indagine per Raggi, Zingaretti e altri 35

 

LA LISTA


La cifra potrebbe essere chiesta dai magistrati contabili a 37 tra politici, tecnici, dirigenti e amministratori locali: nei giorni scorsi sono stati tutti quanti raggiunti da un invito a dedurre, che è l’equivalente di un avviso di conclusione delle indagini. Tra loro ci sono anche la sindaca Virginia Raggi - alla guida del Comune e quindi anche della Città Metropolitana - e il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico. Nella lista ci sono anche ex assessori, attuali parlamentari, tecnici. Per il pm Massimo Lasalvia, titolare del fascicolo, il danno per le casse pubbliche è enorme: la torre Parnasi era stata acquistata nel 2012, al prezzo di circa 263 milioni di euro, tramite la costituzione di un fondo presso Bnp Paribas della durata di 3 anni. Uno strumento finanziario che è stato definito dalla Guardia di finanza «complesso e oneroso» e che sarebbe stato amministrato in conflitto d’interessi dalla stessa società di gestione del risparmio - ragionieri e componenti del cda sono stati raggiunti dall’invito a dedurre - che controllava la torre Parnasi. Nel medesimo fondo sono stati fatti confluire anche gli immobili di pregio della Città Metropolitana, a garanzia del prezzo finale.
 

SQUILIBRIO FINANZIARIO


I problemi erano iniziati subito: fin dal momento dell’istituzione si sarebbe generato uno squilibrio finanziario enorme, mai pareggiato e progressivamente compensato con la vendita all’incanto dei palazzi pubblici, che non è ancora terminata. Gli immobili confluiti nel fondo sono in tutto una ventina. Alla scadenza del contratto - prorogato fino al 31 dicembre 2020 - quelli residui, probabilmente, verranno messi all’asta per ripianare il debito.

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