Roma, pacchi bomba: un'altra busta sospetta recapitata nella Capitale in via Baldo degli Ubaldi. «Tutte inviate lo stesso giorno»

Pacchi bomba, un'altra busta sospetta recapitata a Roma in via Baldo degli Ubaldi
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Venerdì 6 Marzo 2020, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 16:36

Un quarto plico bomba, identico ai tre spediti nei giorni scorsi e che hanno causato il ferimento di tre donne, è stato recapitato ad un uomo, nella sua abitazione privata in zona Ubaldo degli Ubaldi a Roma. Ad allertare gli investigatori è stato lo stesso destinatario, un libero professionista, che si è insospettito per quella busta gialla, formato A4, che gli è stata consegnata a casa dal postino. In questo caso, per fortuna, la busta non è esplosa ma la fabbricazione era identica alle altre tre: all'interno era, infatti, presente una piccola scatoletta di legno che conteneva l'innesco e l'esplosivo. Un quantitativo, anche in questo caso, «atto ad offendere» ma non ad uccidere. Per chi indaga le buste sono state spedite tutte nello stesso giorno.

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Gli inquirenti hanno proceduto ad ascoltare il quarto
destinatario e la pista di matrice anarchica resta la più probabile. L'uomo ha contattato i carabinieri della stazione Madonna del Riposo. Sul posto, un appartamento in un condominio nella zona Boccea, sono intervenuti anche gli artificieri e il Ris di Roma che hanno messo in sicurezza e sequestrato il plico per effettuare gli accertamenti. I carabinieri della VII sezione del Nucleo investigativo di Roma hanno effettuato anche una serie di rilievi. Per gli inquirenti gli autori dell'azione, che avrebbe carattere dimostrativo ma non per questo non pericolosa, farebbero parte di un gruppo della galassia anarchica di stampo antimilitarista. Dopo i primi tre episodi, avvenuti tra domenica e lunedì, gli inquirenti avevano lanciato l'allarme sulla possibilità che ci fossero altre buste bomba in circolazione. Chi indaga ha allertato, quindi, Poste Italiane al fine di mettere in atto tutti i controlli necessari e in particolare per i pacchi che transitano presso il Centro di smistamento di Fiumicino dove nella serata del primo marzo è esploso uno dei plichi ferendo una impiegata che ha riportato dieci giorni di prognosi. Al momento l'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal sostituto Francesco Dall'Olio, ha escluso rapporti di conoscenza tra le tre donne vittime, sia personali che professionali.

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Non è ancora arrivata alcuna rivendicazione. Su tutte le buste erano presenti mittenti diversi che però erano noti alle persone a cui sono stati recapitati. I caratteri utilizzati per scrivere gli indirizzi erano uguali per tutti i plichi. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, per quanto riguarda le donne prese di mira, il gruppo eversivo avrebbe preso di mira una ex dipendete dell'Ateneo di Tor Vergata in relazione ad un accordo siglato nell'ottobre scorso con l'Aeronautica Militare. Dietro il ferimento di una donna di 68 anni, esperta in biotecnologie, che lavorava presso l'università cattolica del Sacro Cuore-Gemelli, ci sarebbe, secondo gli inquirenti, l'intesa di cooperazione siglata nel dicembre del 2017 con una struttura della Nato: il Corpo d'armata di reazione rapida in Italia (Nrdc-Ita) che ha sede a Solbiate Olona, nel Varesotto. Resta, invece, meno chiara la scelta di inviare il plico ad una dipendente Inail di 54 anni che alle 18.30 di lunedì scorso ha ricevuto la busta nella sua abitazione nella zona del Nuovo Salario rimanendo ferita in modo lieve.


 

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