Ostia, la caserma dei vigili urbani costruita su un'ex discarica: indagine in Procura

Ostia, la caserma dei vigili urbani costruita su un'ex discarica: indagine in Procura
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Giovedì 25 Luglio 2019, 14:04
Il caso della caserma della polizia locale del X Gruppo e dei rifiuti tossici su cui è stato costruito l’edificio finisce in procura. È la Asl Roma 3 ad aver spedito tutta la documentazione a piazzale Clodio, dopo le insistenze degli stessi agenti che da tempo denunciano cattivi odori ma soprattutto un aumento delle patologie tumorali. Potrebbe esserci una «terra dei fuochi» nei terreni su cui è stata realizzata la struttura, inaugurata nel 2005 e che oggi versa in precarie condizioni di sicurezza. Più del 10% del personale in servizio è affetto da cancro, di cui molti dello stesso ceppo (tiroide e mammella per le donne, prostata per gli uomini). Quattro i vigili deceduti per questa malattia e quelli che erano dei sospetti, potrebbero avere un fondamento.
È il comandante del corpo, Antonio Di Maggio a mettere nero su bianco - in una nota del marzo scorso - di una «ignorata problematica» di una «discarica a cielo aperto con gettito di rifiuti anche “speciali” già dall’anno 2002». Dopo la richiesta di sopralluoghi del Dipartimento Tutela Ambientale del Campidoglio - e grazie all’insistenza di alcuni coraggiosi agenti - è intervenuto lo Spresal, il servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro della Asl Roma 3. Su pressione della Cisl, la Asl risponde con una nota del 12 luglio scorso: «considerato il contenuto, la segnalazione è stata trasmessa alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma». Documentazione e materiale che al momento restano top secret e che sono al vaglio dei magistrati romani. Ma quali veleni possono nascondere i terreni di Ostia? È stata proprio la Cisl a chiedere esami specifici rispetto all’area sulla quale dal 2004 sorge l’edificio che ospita il comando, posto a poche decine di metri da una scuola media e da un palazzo popolare occupato negli anni passati da centinaia di famiglie. Fino al 2003, infatti, l’immobile era una sorta di scheletro abbandonato, una zona dove da anni venivano scaricati rifiuti di ogni tipo. «Materiale ferroso, elettrodomestici, pneumatici, materassi, legname, eternit», si legge in un verbale di accertamento risalente proprio al 29 gennaio 2003. «C’era anche un meccanico abusivo – racconta uno dei vigili – che scaricava illegalmente di tutto». Alla pulizia dell’area, grande almeno 3 ettari, non seguì una bonifica approfondita del terreno e questo potrebbe essere l’oggetto dell’accertamento svolto dalla Asl. «Ci fu soltanto la mera rimozione dei rifiuti», racconta ancora uno dei caschi bianchi che aggiunge: «Fra l’altro il collega che firmò il verbale è tra le persone che si sono ammalate e poi decedute».
Su 240 agenti in servizio, 30 sono affetti da tumore. Un nemico invisibile causato - molto probabilmente - da quella che era diventata la mecca dello o smaltimento illegale dei rifiuti del litorale romano. Tanto che nel 2002 il dirigente scolastico del plesso confinante scriveva allarmato al sindaco di Roma, chiedendo un intervento urgente perché «i rifiuti aumentano a vista d’occhio e rendono l’ambiente poco adatto alla presenza dei minori». «Riteniamo di fondamentale importanza l’esposto presentato dal segretario generale della CISL Funzione Pubblica Giancarlo Cosentino, per il tramite dello Spresal, alla Procura della Repubblica - dicono Andrea Venanzoni e Raffaele Paciocca, rispettivamente dirigente e rsu Cisl Fp - Un esposto corredato da ampia documentazione attestante le potenziali criticità di quella sede, non ultima la mancanza di verifiche di salubrità. Passo inevitabile di una battaglia per la sicurezza dei lavoratori e per la legalità che portiamo avanti dall’ormai lontano 2014, già passata per quelle aule di piazzale Clodio». Ed è alla Procura che ora torna la parola.
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