Ostia, la mareggiata è un flagello: sparito il 90% di spiaggia

Ostia, flagello mareggiata: sparito il 90% di spiaggia
di Mirko Polisano
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Martedì 5 Gennaio 2021, 00:40

La conta dei danni delle ultime 24 ore è impietosa. Cabine distrutte, bar e ristoranti crollati, passerelle spazzate via dalla violenza del mare grosso. A Ostia, l’erosione ha divorato metri e metri di costa: il 90% della spiaggia rispetto al 2012 - secondo i dati dei balneari - di cui il 50% solo nell’ultimo anno. Inquantificabili i costi per un possibile risarcimento. Da sei a dieci, invece, i milioni di euro che servirebbero per mettere fine al problema e salvare in via definitiva il litorale romano. Allarme, nel frattempo, anche per i Cancelli di Castel Porziano e le spiagge sterminate e bellissime di Capocotta. «Ormai la situazione è compromessa anche su quel versante - dicono gli esperti - anche quel tratto di costa subirà un netto peggioramento». 

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IL COLPO D’OCCHIO
Il colpo d’occhio impressiona e non poco.

Sul bagnasciuga solo macerie, come un qualsiasi tratto di litorale del Libano del sud dopo un bombardamento: Le strutture buttate giù come in un domino si sono portate dietro ogni cosa: cabine, piscine, bar, ristoranti per non parlare delle attrezzature ingoiate dalle onde del mare. I numeri parlano di una catastrofe, gli eventi che questa fosse annunciata da tempo. «Sono anni che combattiamo contro tutto questo - ribadisce Franco Petrini, titolare degli storici stabilimenti “Nuova Pineta” e “Pinetina”, i più colpiti dalle ultime mareggiate - purtroppo la spiaggia è spazzata via e il cambiamento si nota a occhio nudo e non più di mese, in mese ma di giorno in giorno». Nel 2013, c’era il 90% di costa in più rispetto al litorale di oggi. Stando ai dati dei sindacati, la metà si è persa solo nel 2020. Ogni stabilimento ha perso in media 200/250 metri lineari di costa, dalla battigia alla sede stradale. Si va dai 90 metri portati via dallo stabilimento Il Venezia - dove le cabine sono palafitte sull’acqua, ma ancora reggono - ai quasi 300 portati via dal tratto centrale del lungomare. «Una catastrofe», la definisce Franco Petrini, il gestore che ormai spalanca le braccia: quasi due milioni di euro i danni registrati.

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L’erosione è la “malattia” più grave del litorale capitolino: i danni del maltempo dei mesi scorsi ancora pesano sui bilanci degli stabilimenti, alle prese anche con il bando per le concessioni scadute il 31 dicembre scorso. Gli operatori del settore lanciano il loro sos in vista anche della stagione balneare, al via tra meno di cinque mesi. «Le spiagge - fa sapere Ruggero Barbadoro, presidente della Fiba, federazione balneari - sono tutte in un’avanzata fase di erosione e hanno raggiunto uno stato di criticità tale che, se non si interviene urgentemente, verrà attaccata anche Capocotta. Se non c’è sabbia, perdiamo anche i romani che scelgono Ostia per trascorrere le loro giornate al mare». La costa del Lido è sfregiata come non avveniva da anni, tanto da rendere irriconoscibile intere porzioni di spiagge romane. «Sono tante le cause - spiega Franco Petrini, gestore ed esponente del Sib litorale - Il maltempo, ma anche il mancato apporto del fiume Tevere che non riesce più a trasportare i metri cubi di sabbia che portava fino a qualche anno fa». Nel 1979, uno stabilimento contava più o meno 1.270 ombrelloni, l’estate scorsa se ne sono contati circa 370, quest’anno altri 150 in meno: 220.

 

GLI INTERVENTI
La soluzione avanzata dalla Regione Lazio è quella dei “pennelli”, vale a dire la realizzazione di scogliere a protezione delle spiagge: se ne parla da nove anni, dopo mille rinvii la Regione ha anche affidato il bando da 6 milioni di euro nel 2014 a una ditta specializzata. Tutto a posto? No, perché tra dubbi della Capitaneria e di politici sull’opera (dannosa per alcuni), il progetto è rimasto in sospeso. Agli atti, ci sarebbe anche un parere negativo (seppur non vincolante) della Presidenza della Repubblica. Non solo, dalla Pisana era anche trapelato che i fondi stanziati fossero spariti dal capitolato di spesa. «L’idea di creare una rete tra i pennelli e una barriera soffolta - conclude Petrini - metterebbe per lungo tempo la parola fine all’erosione della costa». 

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