Ostia, rivoluzione licenze: tagliati lidi e chioschi, il 30% sarà spiaggia libera

Il Comune ha deciso che in futuro ci sarà meno spazio per i lettini e gli ombrelloni degli stabilimenti privati

Ostia, piano spiagge: tagliati lidi e chioschi, il 30% sarà spiaggia libera
di Francesco Pacifico
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Venerdì 22 Luglio 2022, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 10:22

Almeno un terzo delle sessanta concessioni balneari a Ostia potrebbe saltare. Il Comune ha deciso che in futuro ci saranno meno spazio per i lettini e gli ombrelloni degli stabilimenti privati, mentre deve crescere l'estensione delle spiagge pubbliche. Di più, ogni 300 metri di litorale ci deve essere una porta d'ingresso al mare. Perché come le precedenti amministrazioni anche quella Gualtieri ha promesso di abbattere il lungomuro, quell'infinita serie di cancellate, reticolati (anche con inferriate) costruite spesso abusivamente per impedire l'accesso al mare. Entro fine mese dovrebbe arrivare in Aula Giulio Cesare il Pua, il Piano di utilizzazione degli arenili del litorale romano, per i 18 chilometri che vanno dalla Foce del Tevere fino a Capocotta. Ci hanno lavorato l'assessore all'Urbanistica, Maurizio Veloccia, i suoi uffici e quelli del X Municipio per emendare il Pua lasciato in eredità dalla giunta Raggi. E la novità principale sta in un pacchetto di regole proprio per limitare la balneazione a pagamento. In primo luogo anche nelle zone dove sono presenti lidi e chioschi, un 30 per cento di questi lotti deve garantire una fruibilità libera, cioè gratuita.

Nel Pua il Comune, come già fatto dalla giunta Raggi, divide la gestione demaniale del mare e delle zone limitrofe di Ostia in quattro settori, a loro volta segmentati in undici ambiti, però aggiunge anche ulteriori sottoambiti non ancora definiti ma che andranno evidenziati quando ci sarà da fare le gare (entro il 2024).

Il primo settore riguarda la Foce del Tevere (con gli ambiti Idroscalo e Porto), poi il lato urbano (dal Lungomare Duca degli Abruzzi fino ai Giardini di piazzale Magellano passando per le Colonie marine), il settore ricreativo naturalistico-sportivo (da Canale dei Pescatori fino al Parco di Castel Fusano con la Litoranea e viale Amerigo Vespucci), infine la parte naturalistica con Castelporziano e Capocotta, già oggi destinate a totale fruizione pubblica. Nel piano di utilizzazione degli arenili sarà previsto che «almeno una quota tra il 25 e il 35 per cento di metri lineari di costa viene riservata alla pubblica fruizione» negli ambiti più a diretto contatto con il contesto urbano. Ma per ridurre lo spazio attuale agli stabilimenti è stato anche deciso che nei futuri subambiti le concessioni non potranno superare i 300 metri, (un terzo in meno alla media di oggi). In più viene confermata la norma che impone alle strutture esistenti di «liberare il 50 per cento della visuale di mare»: vuole dire sia eliminare le cancellate e le reti che impediscono gli accessi dalla strada ai lidi sia, soprattutto, smontare le strutture troppo alte.

LO SCENARIO
Mettendo assieme tutti i pezzi, si capisce che nei prossimi anni, chi vorrà concorrere alle concessioni dovrà accontentarsi di lotti minori rispetto a oggi, smontare strutture che oggi sono spesso in cemento armato, garantire la pulizia anche degli spazi vicini ai loro stabilimenti che in futuro diventeranno pubblici. Sempre nel Pua è previsto che la battigia deve essere pari a 5 metri, mentre i titolari delle concessioni non potranno montare nuove attrezzature alte oltre i 5 metri (e che andranno smontate alla fine di ogni stagione), dovranno pulire la spiaggia una volta al giorno (esponendo i bidoncini della raccolta differenziata) e garantire il collegamento wifi.

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