Ostia, il rilancio mancato tra nuovi clan e degrado. E il lungomuro resta lì

Ostia, il rilancio mancato tra nuovi clan e degrado. E il lungomuro resta lì
di Mirko Polisano
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Martedì 25 Giugno 2019, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 15:15

Roma e il suo mare. Un amore che affonda le sue radici nella città antica degli imperatori quando il giovane Plinio scriveva le epistole dalla sua villa immersa nella pineta di Castel Fusano. Dall’alto, il verde dei pini quasi si confonde con l’azzurro degli abissi che nascondono, tra le tante bellezze, anche una sorta di barriera “corallina” considerata la più grande del Mediterraneo. Ma a Ostia nulla è mai come sembra.
È il quartiere delle contraddizioni dove alle meraviglie del sommerso si alternano i problemi quotidiani che si presentano alla luce del sole. Il «lungomuro» che è ancora lì. Quell’altra barriera, meno bella, che ostacola la visuale al mare e che in tanti hanno promesso di buttare giù, resta solida al suo posto, nonostante le rassicurazioni dei candidati di turno. «Butteremo giù il lungomuro», diceva Virginia Raggi nel comizio finale della sua campagna elettorale che la portò poi a diventare sindaca di Roma. E per quell’annuncio scelse proprio il Pontile di Ostia, considerata la roccaforte del M5S dopo la delusione per l’arresto del presidente dem Tassone per gli affari con Buzzi e Carminati.

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«Butteremo giù il lungomuro», ripeteva ancora Giuliana Di Pillo prima di diventare presidente del X Municipio, in una tornata elettorale che ha visto farsi la guerra neri, rossi, gialli e verdi. E nel mezzo, la famosa “testata” del boss Spada e poco dopo la sparatoria in pizzeria. Ostia e i clan, un binomio che ha mescolato fiction e realtà. «Ostia non è Suburra», continuano a ribadire i commercianti e gli imprenditori del Lido che ora vogliono il rilancio del mare di Roma. Ma i progetti sono come le onde che si infrangono sugli scogli. Perché a Ostia le spiagge libere gestite dal Comune non funzionano. Ci sono bagni chimici da cui provengono miasmi destinati a chi passeggia sul lungomare e ci sono pochi servizi. In principio il lungomare doveva essere quello di Nizza per le palme, ma poi morirono; poi Barcellona, niente. Ancora, Dubai per una misteriosa pista da sci. E, infine, Montecarlo, dove - secondo una recente proposta del Campidoglio - far correre le auto. «Anche meno - dicono i residenti - ci basterebbe una passerella che non sia piena di chiodi e una spiaggia pulita senza calcinacci e sacchi dell’immondizia». Già perché sul lungomare il ritiro del «porta a porta» per ristoranti e stabilimenti non funziona e, dunque, la passeggiata non è proprio il massimo del romanticismo. Le uniche spiagge libere che vanno bene sono solo quelle di Castel Porziano e Capocotta, ricondotte alla legalità da un’operazione del prefetto Vulpiani, commissario a Ostia dopo l’emergenza mafia. «Qui la politica si vede solo quando c’è da prendere i voti», protestano i residenti di piazza Gasparri. Quartiere tirato sempre in ballo quando si tratta di mala. «In questa piazza ci abita anche gente perbene», ribattono. Ostia è croce e delizia di Roma, che appare sempre più lontana. Ostia è la strage dei cerchioni sulla via del Mare, ma è anche il caffè in spiaggia. È il traffico sulla Colombo, ma anche gli spaghetti con le telline dei romani. «A Ostia tutto appare diverso da quello che è», ripetono due anziani. E perfino la villa di Plinio, in realtà, sarebbe quella di Ortensio. 

INFERNETTO
Chi vive all’Infernetto ha una paura costante, quella degli allagamenti. Pesanti e mortali, come quello che nel 2011 è costato la vita Saranga Perera, 32anni e arrivato nel 2004 in Italia dallo Sri Lanka morto sotto tre metro d’acqua, nel sottoscala dove viveva. Da allora poco o nulla è cambiato. I canali che scorrono accanto alle ville extralusso sono avvolti dalla vegetazione non curata e stracolmi di rifiuti. Via Nicolini è la strada che da viale Castel Porziano arriva alla caserma della Guardia di Finanza. Da tre anni, ci sono voragini che nessuno ha mai riparato. Buche killer per gli automobilisti e per i centauri. «Venire a lavorare - racconta Mario, cameriere in uno dei ristoranti lungo Castel Porziano - è ogni giorno un rischio. Queste voragini sono pericolose eppure nessuno fa nulla». «Il Comune - dice Pierfrancesco Marchesi, consigliere X Municipio da poco passato tra le fila della Lega - ha la responsabilità di quella strada, c’è una delibera che lo mette nero su bianco ma il Campidoglio continuano a fare finta di niente». La strada è il simbolo del degrado del quartiere. 

Ci sono alcuni contenitori di rifiuti speciali lungo il canale di via Nicolini. Sono oltre tre anni che nessuno li rimuove. In principio c’era solo un contenitore di oli esausti che potrebbe aver sversato nel terreno sostanze inquinanti. Ma nessuno ha fatto accertamenti. «Da uno, presto sono diventati tre - denuncia uno dei residenti - tutti potrebbero essere riconducibili a una stessa ditta che lavora scarti di questo genere e che continua ad agire indisturbata». «Rifiuti e buche, ma noi siamo prigionieri della Colombo - ammette Giosuè Mirizio del comitato di quartiere Infernetto Sicuro - la strada è sempre una roulette russa».


OSTIA ANTICA
«Ancora non abbiamo capito a cosa serve il tritovagliatore e perché noi cittadini del quartiere continuiamo a non essere informati e restare all’oscuro delle scelte dell’amministrazione municipale e del Campidoglio?». Sono sul piede di guerra i residenti di Ostia Antica, da quando il X Municipio ha trasferito nella sede Ama di viale dei Romagnoli l’impianto trasferito da Rocca Cencia. Cittadini delusi e agguerriti. Il «mostro», così chiamano il macchinario che ha il compito quello di sminuzzare e separare i rifiuti. er alcuni, poi, l’accensione del tritovagliatore potrebbe penalizzare anche il settore turistico. Il centro Ama di Ostia Antica è esattamente a pochi passi dal borgo storico e dagli scavi archeologici. Sul piede di guerra anche la Proloco: «Comune e Municipio si ricordano di Ostia Antica quando si tratta di portarci i rifiuti della Capitale - ha dichiarato in più occasioni Paolo Bondi, presidente della locale Proloco - ma si dimenticano di fare un piano che valorizzi il nostro patrimonio storico archeologico. Così il turismo di Ostia Antica è destinato a morire». «Non possiamo permetterci il traffico dei camion della spazzatura sulla Romagnoli - ha detto più volte Giovanni Pieroni, presidente del comitato di quartiere di Ostia Antica - Se l’impianto dovesse entrare in funzione a pieno ritmo saremo pronti a organizzare con gli altri comitati picchetti di protesta. Scenderemo in strada e alzeremo le barricate». La viabilità resta un altro problema. Dopo la morte della motociclista romana di 26 anni, Elena Aubry, la presidente Di Pillo annunciò la chiusura della strada ai motorini e il taglio dei pini per eliminare il problema radici. Ma agli annunci non sono mai seguiti i fatti.

ACILIA
Scritte sui muri contro la polizia e le forze dell’ordine, una biblioteca che ha numerosi problemi strutturali e un mercato rionale che ha sempre meno banchi aperti. Acilia è l’immagine della periferia. Baby gang alla stazione della Roma-Lido, quartieri bronx, come quello di San Giorgio da dove è partito il commando che ha sparato «per errore» a Manuel Bortuzzo, la promessa del nuoto di 19 anni rimasto paralizzato all’uscita da una festa con gli amici. E i ragazzi di questo quartiere hanno le stesse sue speranze. «Non siamo tutti come quei pazzi che vanno in giro con la pistola», dicono i giovani seduti in un parco, in queste mattinate di noia senza scuola.

Periferia di Roma, ma anche di Ostia che sembra così distante con gli stabilimenti di lusso e i resort con piscine idromassaggio.
Acilia, è la «terra di mezzo», così la chiamano, tra il mare e la Capitale. Da queste parti, i pendolari sono quelli dei rifiuti. Il servizio porta a porta continua a non decollare nel X Municipio e i cittadini esasperati vengono qui a scaricare i rifiuti che l’Ama non raccoglie. «Qui ci sono i cassonetti che ancora non hanno bruciato - dice una residente di via Maccari - e la gente passa da queste parti e a volte lancia i sacchetti direttamente dalle auto in corsa». Ma la situazione più critica si registra in via di Ponte Ladrone, tra Acilia e Casal Bernocchi. Da anni, continuano a scaricare materiali edili, rifiuti organici e quelli ingombranti sulla strada che porta alla Asl. Hanno anche posizionato delle “foto-trappole” per incastrare gli incivili, ma nulla. Dopo le prime multe, i furbetti dei rifiuti continuano nella loro azione di vandalismo quotidiano e la discarica aumenta giorno dopo giorno. Controlli zero. «Sono decenni - interviene Luigi De Angelis, presidente del locale comitato di quartiere- che chiediamo la messa in sicurezza di via Prato Cornelio, ma nulla».

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