Sorpresa a Ostia Antica, svelati i marmi preziosi amati da Carlo Magno. Segui la diretta streaming

La statua di Iulia Domna a Ostia Antica, in marmo preconneso
di Laura Larcan
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Mercoledì 22 Aprile 2020, 13:12 - Ultimo aggiornamento: 13:25
Quei marmi di Ostia Antica che conquistarono Carlo Magno. Le tonnellate di porfido e pavonazzetto che l'imperatore volle per la sua Cappella Palatina di Aquisgrana partirono dalle sponde della città portuale di Roma. Erano un trionfo di fasto e suggestione, fatto di brillantezza dei colori, di perfette venature, di blocchi colossali. Una trama poco nota, questa, ma che svela oggi un altro aspetto di Ostia Antica.

In fondo, rappresenterebbe solo un capitolo di una più ampia storia dell'arte antica scritta seguendo le rotte marittime dei marmi, con Ostia Antica come cuore pulsante per tutta l'Europa.

Una vicenda millenaria che viene ora ricostruita per filo e per segno da un recente studio sulle vie commerciali (per mare) nel mondo antico, curato da Roberto Petriaggi, illustre archeologo e subacqueo, specialista di lungo corso del Ministero dei beni culturali, tra i massimi esperti di navigazione antica e patrimonio subacqueo.



LA PRESENTAZIONE
I risultati dello studio saranno illustrati oggi con una conferenza in diretta on line (ore 16:30) insieme alla direttrice del parco archeologico di Ostia Antica Mariarosaria Barbera (il collegamento sulla pagina www.ostiaantica.beniculturali.it/it/vediamoci-a-ostia-antica/).

«Dal porto marittimo di Ostia Antica, passarono migliaia di tonnellate di pavonazzetto, porfido rosso, serpentino verde, giallo antico e bianco - raccontano i curatori - L'aspetto più sorprendente è che la quantità di marmo passato per Ostia antica contribuisce ancora per una dozzina di secoli dal declino di Roma ai fabbisogni del continente europeo». Basta fare qualche nome per dare la misura del ruolo di Ostia Antica, visto che dal clero a Carlo Magno, tutti i potenti prelevano marmi arrivati a Ostia Antica. Saint Denis a Parigi, il Duomo e il camposanto di Pisa, la Cappella Palatina di Aquisgrana, il battistero di Firenze e un'infinità di altri monumenti sparsi sul continente.


Persino l'abbazia di Montecassino ancora ne utilizzava per i lavori effettuati tra l'XI e il XII secolo. Dopo aver navigato lungo i bordi del Mediterraneo e del Nilo, barche da 350 tonnellate raggiungevano la foce del Tevere, il porto di Ostia antica, per risalire il corso del fiume e depositare i blocchi all'Emporium di Testaccio, il più importante mercato di smercio del marmo. Pensare che c'era un autentico prezzario dei marmi. L'imperatore Diocleziano, nel IV secolo, lo inserì addirittura nel suo editto.
Il più economico era il preconneso, marmo bianco proveniente da cave su un'isola nel Mar di Marmara, con immediato accesso al mare (40 denari al piede cubico). Il più costoso è il pavonazzetto, dall'Anatolia: le cave erano assai lontane dal mare: costava 200 denari al piede cubico. Il business della bellezza.
Laura Larcan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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