Lazio, caos pronto soccorso: malati (non di Covid) in attesa di un letto

Lazio, caos pronto soccorso: malati non di Covid in attesa di un letto
di Francesco Pacifico
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Domenica 27 Dicembre 2020, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 00:45

Nel giorno del V-day, con l’avvio delle vaccinazioni, l’ondata dei nuovi contagi del Covid nel Lazio non sembra arrestarsi. Anzi il rallentamento sperato è sempre più flebile. Stando all’ultimo bollettino della Regione, su 10mila tamponi effettuati nelle scorse 24 ore, sono stati riscontrati 1.123 nuovi positivi, con un calo di 568 unità legato però proprio al minore numero di test. Una circostanza che fa tornare la città di Roma sotto quota 600 positivi. Ma l’attenzione resta alta, vuoi perché ogni 10 tamponi uno è di una persona che ha contratto il morbo, vuoi perché aumentano ricoveri (sono 2.742) e il trasferimento nelle terapie intensive (297). Fortunatamente calano i decessi (24 nell’ultimo report, 7 in meno rispetto a 24 ore prima) e salgono i guariti (+879).

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L’ALTRA EMERGENZA
Parallelamente la sanità del Lazio, quella romana in testa, segna un’altra emergenza: nelle strutture pubbliche e accreditate della rete regionale ci sono alcune centinaia di pazienti no Covid che aspettano un posto letto e sono stati ricoverati in via provvisoria nei pronto soccorso, perché gli ospedali hanno riconvertito il grosso delle loro postazioni in letti Covid. Soltanto nella Capitale casi come questi sono circa duecento, un numero preoccupante, tenendo conto che la stagione dell’influenza non è ancora entrata nel vivo. 
Stando al monitoraggio in tempo reale di Salute Lazio, la situazione peggiore si è registrata ai posti di primo intervento del Policlinico Casilino e del Pertini (in serata, qui, erano oltre 50 i pazienti in attesa di trasferimento), il San Camillo, il Sant’Andrea, il Policlinico Umberto I e il Sant’Eugenio.

La trasformazione dei posti letto nelle strutture pubbliche e private per aumentare l’assistenza ai malati Covid ha fatto registrare non poche ripercussioni nella cura degli altri pazienti. Nell’ultima ordinanza che riorganizza la rete ospedaliera, la Regione parla di 700mila prestazioni non erogate che hanno finito per allungare le liste d’attesa. Sono soprattutto screening per patologie oncologiche e cardiache. A queste vanno aggiunti altri 600mila interventi chirurgici non urgenti, che sono stati rinviati. Sul primo fronte la Regione ha aumentato le ore degli specialisti e aperto gli ambulatori anche nel weekend, sull’altro ha permesso alle aziende ospedaliere di firmare convenzioni con le cliniche per le operazioni. Ma poi c’è l’emergenza dell’influenza di stagione, quest’anno rallentata perché 1,5 milioni di persone sono state vaccinate. 
Spiega il primario di un ospedale romano: «Per lo più non trovano un posto letto, malati con patologie respiratorie legate all’influenza o cardiache.

Dei duecento pazienti ricoverati nei pronto soccorso la stragrande maggioranza sono non Covid».

Tornando invece ai nuovi casi di coronavirus, nella Asl Roma 1 sono stati riscontrati 205 positivi in più: si tratta di casi isolati a domicilio o con link familiare o contatto di un caso già noto. Tre i ricoverati, mentre si registra un decesso di un 86enne con patologie pregresse. Nella Roma 2 sono state trovate positive 274 persone, delle quali un centinaio segnalate alla Asl dai loro medici di base. Anche in questo “territorio” tre vittime: un 73enne, un 91enne e un 93enne tutti affetti da malattie croniche, più o meno gravi. Nell’Asl Roma 3, invece, sono 91 i nuovi casi: tre i ricoverati e due decessi di 60 e 75 anni, già con problemi di salute prima di ammalarsi di Covid.

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