C’è un altro aspetto - oltre alla riduzione dei contagi - che dimostra come la pandemia del Covid abbia intrapreso la strada della discesa: da fine maggio gli ospedali tornano nella fascia di rischio 2 e ciò significa che ripartono gli interventi di chirurgia programmata. Si tratta di quelle operazioni che da marzo erano state sospese, rimandate o trasferite nelle strutture private convenzionate per far posto negli ospedali alle urgenze lasciando però sufficiente spazio per l’occupazione di letti e reparti ai malati Covid. Ma i ricoveri per chi ha contratto il virus stanno gradualmente diminuendo tant’è che al Policlinico Umberto I, ad esempio, su oltre 230 posti letto riservati all’emergenza a ieri ne erano occupati 140 compresi quelli di Terapia intensiva. Proprio qui dalla prossima settimana «Siamo pronti a riaprire un blocco operatorio - spiega Francesco Pugliese, direttore del Dea - con 4 sale chirurgiche».
GLI INTERVENTI
Che saranno quasi certamente destinate alla ripresa degli interventi meno urgenti o di classe C, quelli cioè che - dal trattamento di patologie benigni a interventi di colicisti e operazioni anche in day-hospital - possono essere svolti anche dopo 30 giorni e che da marzo erano di fatto scomparsi.
LO SCENARIO
In sostanza, inizia una ripresa ma sul nuovo su chi cioè dovrà operarsi con l’incognita invece per chi ha atteso fino ad oggi e magari si troverà nelle condizione di non poter più essere trattato o di essere operato d’urgenza.
La ripresa ancora non sarà al 100% perché comunque gli ospedali dovranno continuare a riservare posti e spazio per i reparti Covid. Teoricamente per cercare di recuperare in parte il pregresso non occupandosi solo dei nuovi interventi di chirurgia programmata servirebbero nel Lazio all’incirca mille chirurghi sui mille oggi presenti, la capacità di operare non solo su turni di 12 ore ma anche di 24 ore, e avere la certezza di strutture disponibili allo scopo. Solo a metà aprile dalla struttura regionale era stato confermato, tramite una circolare inviata ai vertici delle aziende ospedaliere, il mantenimento della fascia in rischio 4, ovvero il livello più elevato dell’emergenza. «Il problema è complesso - conclude il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi - bene la ripartenza delle sale operatorie ma è necessario riprogrammare tutta la rete a partire dalla disponibilità degli anestesisti impegnati tuttora nei reparti Covid».