Omicron 2, D'Amato: «Poca cautela e troppi No vax, così il Covid torna a correre»

L’assessore alla Sanità del Lazio: i contagi scendono più lentamente delle previsioni

Omicron 2, D'Amato: «Poca cautela e troppi No vax, così il Covid torna a correre»
di Francesco Pacifico
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Martedì 15 Marzo 2022, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 10:03

Assessore Alessio D’Amato, nell’ultima settimana i contagi giornalieri hanno superato nel Lazio i 6mila casi, due settimane fa le persone che si ammalavano erano 2 mila. È in corso una nuova ondata di Covid?
«Non parlerei di aumento, ma di una curva, quella dei contagi, che ha frenato nella discesa». 

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Detta così, non è più rassicurante.
«Intanto i numeri non vanno letti a livello giornaliero.

Il dato che fa testo è l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti. In buona sostanza, dobbiamo partire dagli 867 casi ogni 100mila abitanti di quattro settimane fa, poi in quella successiva siamo a scesi a quota 676, per arrivare, altri sette giorni dopo, a 544. E ora siamo a 459 casi ogni 100mila abitanti».

La morale?
«Che stiamo assistendo, e casomai questo è il problema, a una frenata nella discesa dei casi più lenta di quanto sperassimo. Ma non esiste un aumento. Detto questo, il Covid c’è ancora e ha sbagliato chi ha pensato che la pandemia stesse per sparire, perché il 31 marzo finisce lo stato d’emergenza».


A che cosa è dovuta questa “frenata nella discesa”?
«Si devono fare i conti con alcuni fenomeni, il cui effetto dimostra che non bisogna abbassare la guardia di fronte a questo virus. Intanto c’è stata una sorta di “tana liberi tutti”, quando sappiamo bene che dobbiamo tenere la mascherina nei luoghi chiusi o dove ci sono assembramenti, mantenere il distanziamento o lavarsi le mani continuamente».

 

Gli altri fenomeni?
«Abbiamo casi di reinfezione, seppure non gravi, in persone che non hanno completato il ciclo vaccinale. Tra la seconda e terza dose molti si sono dimenticati di sottoporsi al booster, che va fatto dopo 100 giorni dalla guarigione. Poi c’è una bassissima copertura nella fascia tra i 5 e gli 11 anni, che va aumentata. Anche perché i bambini (che vanno a scuola, al parco, stanno a contatto con i genitori e incontrano i nonni) sono loro malgrado un veicolo di trasmissione della malattia. Infine, ci sono ancora 150mila No vax». 

Che non si convinceranno mai?
«Credo di no. E un terzo di loro è nella fascia tra i 40 e i 49 anni: vorrei ricordare che purtroppo 4 giorni fa è morto un 48enne, non vaccinato, che prima ammalarsi di Covid era in salute, non aveva mai avuto patologie gravi».

Sicuro che non c’è da preoccuparsi? Il Lazio è ancora in zona gialla.
«Torneremo in bianca a fine mese. Ma questa tendenza è nazionale. E non solo: in Germania i casi stanno aumentando, in Cina ci sono regione dove la situazione è fortemente attenzionata. Intanto, nel Lazio, la pressione sugli ospedali è sotto controllo tanto che stiamo riaprendo posti letti per i malati No Covid».

Qualcuno collega i nuovi contagi allo sbarco dei profughi dall’Ucraina.
«Ma no, ai rifugiati stiamo facendo tamponi, vaccini e screening medici, che comprendono anche i test per la Tbc e presto li estenderemo all’Hiv. Certo, c’è una certa promiscuità nei viaggi di fortuna con i quali questi poveretti arrivano in Italia, ma devo dire che la metà delle persone giunte da noi si è vaccinata senza protestare».

Alcuni virologi invece temono che questa accelerazione sia dovuta al fatto che stia scemando la copertura vaccinale, perché alcuni booster sono stati fatti lo scorso anno. 
«Certamente c’è nel tempo un calo della copertura, ma ricordiamoci che il vaccino ha sempre una “memoria fotografica” sul sistema immunitario, quando entriamo in contatto con il virus».

Servirà una quarta dose?
«Ce lo dovranno dire le autorità scientifiche. A parte che nel Lazio una platea di 50mila fragilissimi lo sta facendo, io credo che sia più importante avere un aggiornamento dei vaccini alle varianti e, sul modello dell’antinfluenzale, fare un richiamo ogni anno per riattivare il sistema immunitario».

I rincari dell’energia possono avere ripercussioni sull’erogazione dei servizi sanitari?
«È un tema serio che riguarda l’intero Paese e deve intervenire il governo nazionale. Sì, ci sono sofferenze in molti settori anche in quelli energetici connessi al sistema sanitario. Da noi, nel Lazio, è in corso un lavoro tecnico della centrale unica degli acquisti per aggiornare gli indici di revisione dei prezzi connessi ai contratti in corso. La cosa importante è garantire sempre il proseguimento di tutte le attività che per loro natura non possono mai essere interrotte». 

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