Omicidio Vannini: «Fu il figlio di Ciontoli a sparare», ma è scontro tra testimoni

Omicidio Vannini: «Fu il figlio di ciontoli a sparare», ma è scontro tra testimoni
di Emanuele Rossi
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Sabato 25 Maggio 2019, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 16:11

In attesa di Vannicola, il testimone di Tolfa che ha rivelato dichiarazioni sconvolgenti sul maresciallo dei carabinieri Izzo, è il brigadiere Amadori ad essere convocato in Procura a Civitavecchia sul caso di Marco Vannini. Ulteriore passo in avanti nella vicenda che ha portato la magistratura ad aprire un nuovo fascicolo dopo le parole choc di Davide Vannicola, commerciante soprannominato “Il Pioniere”. Al programma Le Iene, Vannicola ha dichiarato che Roberto Izzo, ex comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli e per altro suo amico, gli avrebbe confessato che a sparare a Marco la sera del 17 maggio 2015 non sarebbe stato Antonio Ciontoli, ma il figlio Federico.

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Una confidenza ora ufficialmente al vaglio degli inquirenti intenzionati a procedere per diversi reati, quali favoreggiamento e falsa testimonianza. Il primo ad essere ascoltato a Civitavecchia è stato il brigadiere, non come indagato ma come persona informa sui fatti. Manlio Amadori è il militare che in aula, di fronte ai giudici della Corte d’assise di Roma, disse che Antonio Ciontoli gli confessò che non voleva inguaiare il figlio Federico. Una testimonianza che alimentò dubbi e sospetti sulla versione fornita dall’intera famiglia Ciontoli, condannata per omicidio colposo.

E’ stato un incontro di circa un’ora quello tra il carabiniere, il procuratore capo Andrea Vardaro e il pm Roberto Savelli, titolare del fascicolo. Nel colloquio, su cui vige il massimo riserbo, Amadori avrebbe riferito di non aver mai conosciuto Vannicola, né di aver mai sentito il suo collega Izzo pronunciare quelle parole, e cioè che a sparare sia stato Federico Ciontoli. Sarebbero stati poi ripercorsi i momenti iniziali delle indagini e il brigadiere avrebbe chiarito ai magistrati che l’intervista in tv sia stata male interpretata. Persino Elisabetta Trenta, ministro della Difesa, era intervenuta pubblicamente esortando il brigadiere a fornire all’autorità giudiziaria tutti gli elementi di cui era a conoscenza.

Altro passaggio relativo al rapporto con Izzo. Da quanto trapela, nessun “segreto” da svelare contro il maresciallo, anche perché i rapporti tra i due carabinieri non sembrerebbero proprio incrinati, anzi, il contrario, visto che condividono attualmente lo stesso immobile. Ora sarà la volta di Vannicola convocato dalla Procura. Una notizia per altro confermata dal suo legale, Antonio Chiocca. La prossima settimana non è da escludere invece possa essere sentito anche il maresciallo Roberto Izzo.

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