Roma, omicidio Colella: la Corte d'appello chiede di nuovo l'ergastolo per gli imputati

Roma, omicidio Colella: la Corte d'appello chiede di nuovo l'ergastolo per gli imputati
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Lunedì 11 Novembre 2019, 15:06 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 10:09

Nuovo ribaltamento in appello della sentenza per la vicenda della guardia giurata Giuliano Colella, ucciso da numerosi colpi di pistola nel marzo 2014 a Roma. Dopo tre condanne all'ergastolo in primo grado e tre assoluzioni in appello, giudicando su rinvio dalla Corte di Cassazione, la terza Corte d'assise d'appello di Roma ha ripristinato il carcere a vita per Vincenzo De Caro, Marco De Rosa e Stefano Fedeli, tutti accusati in concorso di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

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La vicenda dell'uccisione di Colella e l'intero iter processuale ebbe vasta eco tra l'opinione pubblica, soprattutto dopo che nel marzo 2017 la prima Corte d'assise d'appello, ribaltando completamente il giudizio di primo grado, mandò assolti con la formula piena e con formula dubitativa quei tre imputati che in precedenza - nel dicembre 2015 - erano stati condannati all'ergastolo dalla III Corte d'assise di Roma. Fu la Cassazione che ordinò un nuovo processo d'appello, ravvisando un difetto nella decisione dei giudici d'appello, ritenuta mancante di logiche ed esaurienti motivazioni. Era il 27 marzo 2014 quando, poco prima delle 20, in via Rocca Cencia, nella periferia est romana, in un piazzale dove c'è un ex compattatore dell'Ama, il conducente di un autobus vide scendere da un'autovettura una persona, poi colpita da alcuni colpi di pistola.

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Il conducente chiamò i carabinieri, così come fece anche una donna che era andata a prendere le figlie al capolinea dell'autobus. I militari identificarono in Giuliano Colella la vittima. Dall'esame del suo telefono e dalle dichiarazioni della moglie, le indagini furono indirizzate sull'imprenditore De Caro prima, e su De Rosa e Fedeli successivamente. Gli investigatori si convinsero che De Caro fosse il mandante e gli altri due fossero gli esecutori materiali dell'omicidio (una svolta alle indagini la diedero anche due intercettazioni ambientali). Per quanto riguarda il movente, fu fatto risalire alla pressante esigenza della famiglia di Colella di recuperare un credito vantato per bloccare la vendita della casa di famiglia.

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