Affari in nero da 250mila euro l'anno e zero regole in via Santa Croce di Gerusalemme a Roma: gli occupanti hanno rifiutato le case-famiglia

Affari in nero da 250mila euro l'anno e zero regole in via Santa Croce di Gerusalemme a Roma: gli occupanti hanno rifiutato le case-famiglia
di Lorenzo De Cicco e Marco Pasqua
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Martedì 14 Maggio 2019, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 11:03
Le case famiglia del Campidoglio? No. Meglio restare nel palazzo occupato, che in barba alla legalità, tra bottiglie di vino barrique vendute a 15 euro l'una e rave party rigorosamente a pagamento, macina incassi a sei cifre. Tutto al nero, ça va sans dire. Prima che l'elemosiniere del Papa riattaccasse la luce col blitz dell'altro ieri, agli abusivi di via di Santa Croce in Gerusalemme avevano fatto visita gli operatori della Sala sociale del Comune di Roma.

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Spediti lì dalla sindaca Virginia Raggi, gli assistenti sociali hanno offerto alle famiglie con bambini, agli anziani e a chiunque fosse considerato in stato di «fragilità» potenziale una sistemazione sicura, all'interno del circuito di accoglienza del Campidoglio. Posti letto in strutture dedicate o in case famgilia. Risposta degli occupanti: no grazie. Restiamo qui. Evidentemente i «rischi igienico-sanitari» strombazzati fino a poco prima, erano evaporati, giusto il tempo di rimandare indietro gli operatori comunali. Poi sono ricomparsi, nella propaganda della protesta. E hanno riecheggiato anche negli show allestiti negli ultimi giorni. Almeno quelli, gratuiti. Molti altri no.

LA REGIA
Chi tiene i fili di questa isola di illegalità, del resto, non ne ha mai fatto mistero. Anzi, rappresenta quasi un vanto, la dimostrazione che è possibile rendere remunerativa un'occupazione a costo zero. Che però garantisce a chi gestisce questo stabile ovvero Action un flusso di denaro superiore a 250mila euro l'anno, tra parte ludica e affitti versati dai 450 occupanti. Anche qui, tutto in nero. Le attività della discoteca (capienza oltre 1000 persone: e poco importa che non ci siano uscite di emergenza o impianto antincendio) e del ristorante, ma anche della scuola per birrai, o ancora, dei corsi di milonga, della sala cinematografica, sono ampiamente pubblicizzate sui social. Ecco Spin Eat, ovvero l'osteria: con una trentina di coperti, prezzi più bassi della media dei ristoratori per il cibo (fettuccine 6 euro, totani e patate a 8, braciole di maiale 6). La cantina è curata e i prezzi, qui, possono anche lievitare. E poi c'è Spin Beer Lab, il laboratorio di birra, che offre corsi a pagamento. Bisogna pagare anche per imparare a ballare il tango (80 euro a persona per tutto il corso). Il ristorante è aperto dal martedì al sabato, dalle 19 alle 24: ovviamente qui non vengono osservate, in nessun modo, le leggi che, invece, devono rispettare i ristoranti tradizionali (dalle norme sulla conservazione dei cibi a quelle relative al loro trattamento). Impossibile verificare la pulizia delle cucine: la polizia non è ammessa, neanche se l'ispezione avviene nell'interesse di chi quel cibo lo mangia. Quando sono in programma serate danzanti il venerdì e il sabato il ristorante fa registrare anche il tutto esaurito. Scontrini? Mai pervenuti. Si paga cash. Anche all'entrata della discoteca la cosiddetta sala L viene richiesto il pagamento di un biglietto (Siae è un acronimo sconosciuto, da queste parti).

125 EVENTI NEL 2018
Nel 2018, gli eventi pubblici sono stati oltre 125. Non tutti a pagamento, certo: ci sono stati dibattiti (a uno, partecipò pure il vicesindaco, Luca Bergamo e la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi: i due più vicini a questa realtà fuorilegge) e poi proiezioni cinematografiche, serate di ballo, corsi di vario genere (non gratuiti). Ma le notti più remunerative sono quelle durante le quali le casse sparano musica a tutto volume, per la gioia, si fa per dire, dei residenti (ma anche le 450 persone qui ospitate sono abituate a dormire poco, il venerdì e il sabato). L'ingresso oscilla dai 5 ai 10 euro, a seconda dell'ospite: alcuni dj hanno cachet di tutto rispetto, anche se in questo caso praticano sconti pro-occupazione. Talvolta viene indicato che l'entrata è a sottoscrizione, ma non si accettano meno di 5 euro. E poi c'è l'alcol, che scorre a fiumi. È offerto a prezzi stracciati e, soprattutto, viene venduto anche ai minorenni (del resto qui vengono spesso ospitate le feste dei liceali: l'ultima è stata quella del Righi). Nei primi cinque mesi del 2019, gli eventi aperti al pubblico sono stati oltre 60. Il prossimo è in programma il 17: un altro rave. «Sarà un'occasione per festeggiare la nostra vittoria», avevano scritto nei giorni scorsi, già presagendo di tornare a vedere la luce. Inclusa quella stroboscopica della disco.
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