Roma, nuovi campi rom abusivi: in due anni ne spuntano 338

Roma, nuovi campi rom abusivi: in due anni ne spuntano 338
di Camilla Mozzetti
3 Minuti di Lettura
Domenica 1 Marzo 2020, 11:41
C’è un dato che sfugge all’occhio dell’amministrazione di Roma Capitale ed è quello relativo alle persone che entrano ed escono dai campi nomadi - tra quelli attrezzati con i moduli e quelli tollerati - che non rientrano nel novero delle assegnazioni di case popolari, che non chiedono assistenza perché non intendono abbandonare il loro stile di vita, ma che invece vanno a infoltire - e pure per paradosso a fronte del piano per il superamento dei Campi deciso dal Campidoglio - tanti e tanti villaggi abusivi che sorgono come funghi dopo la pioggia nella Capitale. In una delle ultime commissioni Politiche sociali (quella del 4 febbraio) è emerso un dato importante: a Roma dal 2018 ad oggi sono stati contati almeno 338 insediamenti abusivi, sorti qua e là tra le sterpaglie e i luoghi abbandonati in periferia. 
 
Tor Bella Monaca, Torre Angela e ancora il Tiburtino, Collatino, Casilino, Prenestino. Fino a Spinaceto e Tor de’ Cenci. Baracche tirate su a pezzi di legno e lamiere di ferro, macchine assembrate e roulotte abbandonate ma trasformate in giacigli. In via di Pietralata al mattino presto molti cittadini nomadi escono fuori dalle sterpaglie e lo stesso accade di fronte all’ospedale Sandro Pertini. Scendono giù anche dalle boscaglie che sovrastano la Tangenziale Est e la circonvallazione Nomentana. E di quante persone parliamo? Sempre da quanto emerso nella commissione Politiche sociali, la stima - del tutto provvisoria perché non suffragata da alcun censimento - parla di almeno 2mila individui. Più o meno gli stessi che dal 2018 hanno iniziato a liberare i campi autorizzati e che però non hanno fatto richiesta del cosiddetto bonus casa o di sistemazioni alternative. 
 
Per chiarire meglio: in commissione Claudio Zagari, responsabile dell’ufficio per i rom e sinti istituto da Roma Capitale, ha detto che «i dati sulla diminuzione delle presenze nei campi sono generali e indicano un numero quasi dimezzato, dai 4 mila ai 2.800 in tutti i campi. I motivi sono i più disparati, assegnazione di alloggi Erp, rientri volontari nei paesi di origini e motivi simili». A questo punto il consigliere del Pd, Giovanni Zannola ha chiesto però di sapere con esattezza dove sono andati i nuclei usciti dai campi. La risposta? «Per quelli che hanno avuto l’assegnazione dell’alloggio Erp il dato è certo», ribatte Zagari.

Ma quante case popolari sono state destinate a questi cittadini? Ad oggi sono state accolte appena 39 domande. E gli altri? Marco Cardilli - delegato alla Sicurezza per Roma Capitale - spiegava che «Qualunque attività di presa in carico e di accompagnamento da parte dell’amministrazione, anche fosse uno solo, è sicuramente un successo». Nulla da obiettare. Ma ci sono poi i dati, diffusi anche al ministero dell’Interno sul numero degli insediamenti per così dire “fluttuanti”. E al 2018 questo dato corrispondeva a 338 realtà. «I risultati del piano Rom - commenta il consigliere dem Zannola - sono pressoché fallimentari. Gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti, milioni di euro di risorse pubbliche spese per sgomberi spot, mentre è diminuita la percentuale di scolarizzazione dei minori ed i patti con le famiglie non raggiungono livelli adeguati».
 
Il Comune ha provato a combattere gli insediamenti abusivi a tal punto da dar seguito a una serie di operazioni di sgombero affidate alla polizia locale che ha eseguito 104 attività dal 2018 ad oggi. Le operazioni, tuttavia, hanno comportato dei costi, comprese le bonifiche delle zone liberate per un totale di ben 3.300.000 di euro. Quasi il doppio della cifra che sempre il Comune ha isolato a Bilancio per il superamento del campo nomade di Castel Romano, il cui progetto è ora alla fase iniziale del censimento degli ospiti. Sempre per questa realtà, il presidente dell’associazione 21 Luglio Carlo Stasolla ha sintetizzato che «Le persone fuoriuscite dai campi, compresi i 500 di Castel Romano non sono evaporate e non sono tornate a casa, sono finite in roulotte, in camper in insediamenti informali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA