Vaccini Novavax, nel Lazio al via da febbraio in 15 hub dedicati: somministrazioni solo per prime dosi

Ecco il piano per la somministrazione dell’ultimo vaccino autorizzato in Europa.

Vaccini Novavax, nel Lazio al via da febbraio in 15 hub dedicati: somministrazioni solo per prime dosi
di Francesco Pacifico
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 22:39 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 15:05

Mancano soltanto le dosi, ma il Lazio è pronto - con quindici punti dedicati per le iniezioni - a iniziare a febbraio la somministrazione di Novavax, l’ultimo vaccino autorizzato in Europa da Ema e in Italia da Aifa. Soprattutto si spera che questo farmaco faccia saltare le ultime resistenze dei No vax, perché parliamo di un prodotto a base proteica, non con tecnologia a mRNA. Cioè non c’è il frammento di acido ribonucleico messaggero utile a far produrre la sola proteina spike, che ha scatenato i dubbi e le paure di molte persone.

I CAPISALDI

In queste ore l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, sta ultimando il piano per avviare le somministrazione di Novavax.

Ma due capisaldi sono stati già decisi: intanto saranno quindici gli spazi (la metà da inaugurare per quella data) in tutto il Lazio, dedicati soltanto all’inoculazione di questo vaccino. A Roma, per esempio, i medici lo inietteranno nell’hub voluto da Acea. Soprattutto la Regione vuole utilizzare il farmaco soltanto per le prime dosi, per convincere i No vax.

 


Nel Lazio sono circa 300mila le persone che si sono rifiutate di immunizzarsi e non hanno ricevuto neppure una vaccinazione. L’arrivo in Italia anche di Omicron, più infettiva delle altre varianti, e le restrizioni via via introdotte per chi non è in possesso di Green pass base o rafforzato, hanno spinto in molti a cambiare idea. Al momento le strutture regionali, i medici di base e le farmacie effettuano ogni giorno almeno 10mila prime dosi. Ma l’assessore D’Amato spera almeno di triplicarle. «Sono facili le battute sul nome (Novavax, ndr) che ha assonanza con chi non si è voluto vaccinare - spiega - ma questo farmaco dalla sua ha dalla la semplicità della sua base, proteica, e nei trial ha dato ottimi risultati di copertura». Stando agli studi fatti, il 90 per cento dei pazienti che si sono sottoposti ai test non ha contratto il virus.


Intanto ieri è partito ‘AntiCov’, l’atteso trial multicentrico, nelle strutture della Capitale, che dovrà verificare se gli anticorpi monoclonali sono efficaci anche contro la variante Omicron di Sars-Cov-2. In prima linea ci sono la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, che è il centro coordinatore della ricerca su 560 pazienti, l’ospedale San Pietro Fatebenefratelli, l’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata e l’ospedale Pertini. I monoclonali al vaglio sono i tre attualmente in uso nel nostro Paese (bamlanivimab-etesevimab, casirivimab-imdevimab, sotrovimab). L’obiettivo, quindi, è avere più armi contro la Omicron che anche nel Lazio è diventata la variante predominante. Domani è previsto il picco dei contagi, intanto l’ultimo bollettino Covid della Regione registra che il trend è tutt’altro che in discesa. Nel documento viene riportato che ieri in tutto il Lazio, 100.419 tamponi effettuati tra antigenici e molecolari, si sono registrati 14.534 nuovi casi positivi, precisamente 1.248 in più rispetto alle 24 ore precedenti. Di questi, 7.012 si sono riscontrati soltanto nella città di Roma. Più in generale sono 18 i decessi (-8), 1.888 i ricoverati (+39), 204 le terapie intensive (-3) e +5.487 i guariti. Intanto il rapporto tra positivi e tamponi fatti è al salito al 14,4 per cento. In sostanza, regge ancora la rete ospedaliera, ma i contagi non si fermano. E soltanto la diffusione delle terze dosi (nel Lazio 2,7 milioni di persone hanno fatto il booster) non velocizza il passaggio verso la zona arancione.

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA