Nettuno, villini abusivi nelle campagne: la procura ordina settantadue demolizioni

I vigili davanti a un villino abusivo nelle campagne di Nettuno
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Martedì 4 Febbraio 2020, 10:37
I proprietari non ottemperano all’ordinanza della Procura di Velletri di abbattere gli edifici giudicati abusivi e il Comune di Nettuno sta procedendo alle demolizioni, incamerando il terreno come prevedono le norme sull’abusivismo edilizio. Ieri mattina secondo round di abbattimento e acquisizione dopo il via di qualche mese fa. Ma la lista è lunga, poiché sono 72 gli edifici abusivi da abbattere sul territorio comunale, soprattutto in zone agricole. E in tema di abusi edilizi, si sta profilando una soluzione per il porto turistico “Marina di Nettuno”. Cosa che sanerebbe l’annosa vicenda dando anche una nuova prospettiva alla sky line cittadina, deturpata dalla scheletro in cemento armato di quella palazzina bloccata da oltre 10 anni. La casa abusiva abbattuta ieri mattina era situata in via Mirabella, nel quartiere Tre Cancelli. Sul posto è intervenuto personale della Polizia locale e dell’Ufficio tecnico comunale, insieme agli operai della ditta incaricata della demolizione che hanno sbrigato l’incombenza con le ruspe. «La Procura ha inviato un elenco di abitazioni da demolire - spiega il sindaco, Alessandro Coppola - e tutta la questione è demandata all’Ufficio tecnico. Il dirigente avrà approntato un cronoprogramma, dato che la Procura è molto attenta anche nei controlli sull’esecuzione degli abbattimenti».

Ma le demolizioni costano e i fondi sono pochi, tanto che il Comune ha chiesto uno specifico finanziamento alla Regione Lazio. L’ente poi, per rifarsi delle spese sostenute, dovrà far emettere cartelle esattoriali nei confronti dei proprietari delle case abbattute. Insomma un “giro” burocratico perverso. Ma a Nettuno, in pieno centro, campeggia anche un manufatto abusivo “storico”: la palazzina a servizi del porto turistico. Certo la prescrizione decretata dalla Corte d’Appello a luglio e il successivo dissequestro pongono tutta la vicenda sotto un’altra luce. «Con gli attuali rappresentanti del Marina - spiega il sindaco - di recente siamo andati alla Regione Lazio per definire una procedura, visto che era stata chiusa la vecchia parte penale. Ho proposto un iter celere, cioè abbattere gli ultimi due piani della palazzina per portarla allo stesso livello degli altri edifici del porto». Comune e Marina sembrano possibilisti, anche se sotto “cova” un altro problema: quello della reciproca richiesta di risarcimento danni per tutta la vicenda. Ma forse il ridimensionamento dell’ecomostro potrebbe essere la soluzione.
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